Crocetta come metafora. “Adesso Renzi deve rottamare il Pd in Sicilia”
“Qui in Sicilia il passo della rottamazione non si avverte nemmeno. Sono quindici anni che gli uomini del Pd sono sempre gli stessi: Cracolici, Cardinale, Lumia… Buoni per tutte le stagioni, e per tutte le antimafie, da Cuffaro a Lombardo fino a Crocetta. Adesso questo Crocetta o lo sfiduciamo o è finita, mi sono scocciato. Ma sul serio. Fosse per questi del mio partito andrebbe avanti fino al 2030”. Fabrizio Ferrandelli, trentacinque anni, renziano, lunedì ha presentato le dimissioni da deputato dell’Assemblea regionale siciliana. “E si sono messi a ridere”. Chi? “Alcuni miei compagni di partito. Il mio capogruppo, Antonello Cracolici, mi ha subito fatto sapere che avrebbe chiesto all’Aula di respingerle”. E in effetti ieri l’assemblea le ha respinte. “E io le ripresento”. Non ci sono abituati. “Le giuro che non ci credevano. Qua c’è gente che s’è fatta anche sette legislature. E hanno tutti la tremarella perché la prossima legislatura regionale passerà da novanta deputati a settanta. E ovviamente nessuno vuole essere tra quei venti che non saranno riconfermati. Così non vogliono nemmeno che si vada a votare. Non mollano l’osso. Figurarsi se qualcuno si dimette. Ma io continuerò a presentare le mie dimissioni finché non le accettano. Possono respingerle fino a tre volte. Gli pianto un casino che la metà basta”. Lo spettacolo è invero straordinario, unico nel suo genere. “Guardi che dovremmo dimetterci tutti, anche quei simpatici chiacchieroni del Movimento 5 stelle che fanno gli anti casta con le caste degli altri. Qui c’è un default politico. Bisogna votare a ottobre”. E qualcuno dice che Ferrandelli vuole candidarsi presidente. “Ma non è vero”.
Crocetta chiede un mese di tempo per fare – cito letteralmente – una o due leggi. “Ancora? Ma neanche un minuto in più dovrebbe restare. Da una settimana Crocetta si esercita in colpi di teatro, pianti, allusioni incomprensibili alla mafia, fino a quel richiamo grottesco a non meglio precisati poteri forti”. Un tic linguistico. “Dopo quello che ha detto Manfredi Borsellino, a Palermo, sabato scorso, direi che questa pessima esperienza di governo si è conclusa. Quello è stato un intervento politico. Io non faccio il pm e non lavoro in procura, ma capisco la politica e capisco che Crocetta se ne deve andare. Ma non tra un mese. Ora”. E insomma lei si sente preso per quella parte del corpo che non viene mai menzionata nelle colonne dei giornali seri. “Non ho nessun rispetto per una classe politica che va a Roma chiedendo milioni di euro per ripianare il bilancio regionale e poi restituisce 1 miliardo all’Europa perché è così incapace da non saper spendere i fondi comunitari”.
E poi vince Grillo. “Ma chi l’ha detto? Quattro babbioni. Se il Pd cambia, come dice Renzi, se anche qua facciamo quello che è stato fatto nei palazzi del Pd nazionale, allora non vince Grillo. Ma bisogna cambiare. E per cambiare bisogna prima distruggere tutto senza pietà. Vanno pensionati, accompagnati alla porta, rottamati, asfaltati, il termine lo scelga lei”. Ma se pensionate i cacicchi, i campieri delle urne, poi i voti chi li porta? “Intanto entra un bel po’ di aria fresca, che fa bene. E poi le elezioni di aprile, in Sicilia, hanno dimostrato che non ci sono più i feudatari del consenso clientelare. E per fortuna. Crisafulli, Lumia, Firrarello, Cardinale e persino Crocetta, che ha perso a Gela, sono stati sconfitti nei loro castelli”. Il latifondo non c’è più, per restare nella metafora. “Diciamo che siamo pronti per una rivoluzione borghese”. Ma intanto Renzi non ha detto mezza parola sulla Sicilia. “Io l’ho ascoltato a Milano, all’Assemblea nazionale. Ha parlato di coraggio. Ora mi aspetto che assecondi la rottamazione anche in Sicilia”.
[**Video_box_2**]Ecco. A proposito: quando, e se, accetteranno le sue dimissioni, lei sarà sostituito da un indagato. “E’ il secondo dei non eletti. Mi farebbe piacere, ma sul serio, se Davide Faraone, che è il primo dei non eletti, prendesse lui quel posto. Ma dovrebbe rinunciare alla Camera dei deputati”. Qualcuno vorrebbe Lucia Borsellino candidata alla presidenza della regione. “Io Lucia la conosco, e so che non ci pensa nemmeno. E’ amareggiata, ha solo cercato di fare il suo mestiere”. Tra laceranti abissi di ambiguità. C’è un problema nell’Antimafia. “Altroché. Basta passerelle. Guardi, io il 19 luglio non sono andato alla commemorazione di Via D’Amelio, non ho preso in mano agendine, vessili, bandiere. Ho firmato una lettera di dimissioni”. Che non accettano.