Il Pd pronto a dire no all'arresto di Azzollini
“Questo processo non regge”. Il gruppo del Pd al Senato darà libertà di coscienza. Le ragioni della svolta del Partito democratico. Domattina il voto (probabilmente segreto) - di Claudio Cerasa
Mercoledì mattina a Palazzo Madama i senatori del Partito democratico dovranno votare con i loro colleghi la richiesta di arresto, arrivata dalla procura di Trani ormai un mese e mezzo fa, a carico del senatore di Ncd Antonio Azzollini. Il senatore di Ncd, come ricorderete, è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e mentre in un primo momento il presidente del Partito democratico Matteo Orfini aveva detto frettolosamente a giugno che il suo partito avrebbe votato a favore dell’arresto di Azzollini la novità clamorosa delle ultime ore è che il gruppo al Senato del Pd non chiederà di votare a favore dell’arresto, né tanto meno chiederà, come successo in passato con il caso Lusi, di votare a scrutinio palese ma lascerà libertà di coscienza ai suoi parlamentari, senza ostacolare la possibile richiesta che arriverà da parte di Ncd di votare con voto segreto.
La scelta è clamorosa perché arriva dopo un mese in cui il gruppo parlamentare del Pd ha studiato le carte del processo e si è convinto, in buona parte, che la richiesta di arresto non sta in piedi, nonostante oggi, a corroborare la tesi dell’accusa, vi sia la richiesta di arresto del gip (quello di Trani) e la decisione del Tribunale del riesame di non accogliere il ricorso presentato qualche settimana fa dal senatore Azzollini proprio sulla legittimità del suo arresto. Nulla ovviamente è certo e molto dovrà essere dimostrato ma questa mattina sarà sufficiente che venti senatori di Ncd chiedano il voto segreto per dare la possibilità a molti senatori del Pd che oggi mostrano scetticismo di fronte all’inchiesta di Trani di votare liberamente contro la scelta della procura. Non tutti i senatori del Pd la pensano in questo modo ma il fatto che non ci sia nel gruppo del Pd una maggioranza pronta a sostenere il “sì” all’arresto ci dice che qualcosa oggi potrebbe accadere. Sarebbe una sfida naturalmente. E forse, chissà, sarebbe anche un modo per dimostrare che di fronte alle richieste di arresto i parlamentari possono comportarsi anche diversamente dai semplici notai.