Concorrenza, chi? Sugli aeroporti all'Italia toccherà invidiare la Grecia
La concorrenza in Italia è da sempre un ospite indesiderato. Essa alloggia nelle stanze del nostro ordinamento giuridico solo grazie alla volontà dell’Unione europea. A ricordarcelo, con cadenza pressoché costante, i provvedimenti della giustizia amministrativa in materia di affidamenti di lavori, forniture e servizi che svelano come il legislatore italiano non perda mai l’occasione di preferire l’affidamento diretto e di derogare alla disciplina cosiddetta dell’evidenza pubblica.
E’ dell’altro ieri un provvedimento del Consiglio di Stato con il quale il massimo organo della giustizia amministrativa ha investito la Corte di Giustizia Europea per sapere se la disciplina italiana che regola la concessione dei servizi aeroportuali sia conforme alle prescrizioni comunitarie in materia di trasparenza, pubblicità, parità di trattamento, libertà di iniziativa economica e concorrenza.
Il nostro ordinamento, infatti, prevede una norma di carattere generale risalente al 2005 secondo la quale il concessionario delle gestioni aeroportuali e dei servizi di assistenza a terra deve essere individuato tramite procedure di gara ad evidenza pubblica secondo la disciplina comunitaria e previe idonee forme di pubblicità.
L’individuazione del concessionario, tuttavia, può avvenire da parte della Pubblica amministrazione in via diretta e senza alcuna gara pubblica quando l’istanza del privato per l’assegnazione della concessione aeroportuale sia precedente alla legge del 2005 e l’iter non sia ancora concluso, quando il concessionario risulti titolare di una gestione parziale dei servizi aeroportuali e ne chieda l’estensione per il completamento, quando la concessione venga prorogata in favore di chi ne sia titolare.
In tutte queste ipotesi, che il Consiglio di Stato sottolinea essere numericamente rilevanti a causa delle molteplici proroghe concesse, l’amministrazione può affidare in via diretta e senza gara una concessione per la gestione dei servizi aeroportuali per la durata di quaranta anni.
E’ accaduto così che nel 2013 con decreto interministeriale è stata affidata, in via diretta e senza l’espletamento di alcuna gara, la concessione quarantennale per la gestione integrale dei servizi dell’aeroporto di Brescia e Montichiari poiché l’istanza di assegnazione da parte del richiedente era precedente alla entrata in vigore delle norme del 2005.
[**Video_box_2**]Il Consiglio di Stato ha ritenuto che la disciplina che consente di derogare all’evidenza pubblica non sia conforme alle prescrizioni dell’ordinamento dell’Unione europea in materia di pubblicità, trasparenza, parità di trattamento e concorrenza ed ha sottolineato come l’effetto dell’affidamento diretto senza gara sia quello di precludere alla pubblica amministrazione la possibilità di conseguire un eventuale risparmio economico ed una migliore gestione dei servizi affidati, oltre che quello di impedire “ l’aggiudicazione del servizio in questione ad altro soggetto e/o operatore economico portatore di una migliore offerta sia in termini economici che tecnici”. L’eccessiva durata della concessione aeroportuale, hanno sottolineato ancora da Palazzo Spada, crea i presupposti per una gestione monopolistica di un servizio pubblico, la quale rappresenta, in definitiva, un rilevantissimo privilegio economico privo di qualsiasi plausibile giustificazione.
Dovrà pronunciarsi la Corte di Giustizia dell’Unione europea, dunque, molto probabilmente per limitarsi a chiarire, ancora una volta, che la concorrenza è un procedimento inderogabile di selezione che genera rilevanti benefici anche per l’interesse pubblico. Benefici che solo il legislatore italiano si ostina a non voler vedere. Perché intanto perfino nella super-statalista Grecia il governo Tsipras ha avviato la vendita a privati (non solo ellenici) degli aeroporti dopo opportune gare.