Se la rivoluzione a scuola c'è davvero
La spiaggia è sempre sotto il pavé, e a ogni settembre la rivoluzione della scuola sembra sempre un passo più in là, rimandata. Però poi le cose accadono, e si incaricano di smentire chi sa solo ripetere che la (buona) scuola non funziona, è una truffa che ruba il futuro degli studenti. Il liceo classico Parini di Milano, uno dei più prestigiosi, da quest’anno (tecnicamente si parte da gennaio) avvia una piccola grande rivoluzione. Gli studenti potranno scegliere una parte del loro programma, frequentando ore aggiuntive – tenute dai loro prof adeguatamente preparati – in materie che vanno dalla linguistica alle letterature comparate, dalla filosofia analitica alla geopolitica. Questo percorso sarà valutato con appositi crediti formativi, inseriti in un “curriculum dello studente” che diviene così, per la prima volta, flessibile e personalizzato.
Una sperimentazione che guarda alle high school anglosassoni, ma anche alle scuole francesi. Non intaccherà l’orario: il tempo sarà ricavato portando a 50 minuti l’orario dei corsi normali. I prof di un altro classico milanese, il Tito Livio, tra due anni saranno invece pronti per un’altra rivoluzione: l’insegnamento completamente bilingue. Si può fare: si chiama autonomia. Si dirà che le scelte di questi istituti non dipendono dalla riforma, erano già state avviate prima. Ed è vero. Ma la riforma punta proprio a questo: permettere alle scuole migliori di innovare, e stimolare le altre a seguire l’esempio. Imparare.