No intercettazioni, no party
Un dramma, una vergogna assoluta: “Realizzati i sogni proibiti di Berlusconi: una delega in bianco che impedirà di pubblicare le intercettazioni penalmente non rilevanti sui giornali”. Una tragedia, uno scandalo senza fine: “Questa non è una battaglia politica, ma è una battaglia di civiltà, perché nei palazzi della politica si annidano squallidi personaggi che davanti a una telecamera predicano il bene comune e poi a telefono siglano patti scellerati”. Uno stillicidio, uno schifo senza frontiere: “Queste sono tutte intercettazioni penalmente non rilevanti, non si ravvisa un reato, e sono queste che il Pd e Forza Italia con Ncd al seguito vogliono bloccare per sempre. Non ci sono reati in queste intercettazioni, ma sono fondamentali per capire il potere e le sue relazioni”.
Le formidabili e spassosissime reazioni che il Movimento 5 stelle ha messo nero su bianco per commentare l’approvazione della riforma del processo penale e della delega con cui il Parlamento dà la al governo la possibilità di intervenire sul terreno minato delle intercettazioni hanno un merito non secondario che è quello di mettere a nudo una grande ipocrisia. La stessa ipocrisia che da anni – dai tempi dei gustosissimi post it gialli pubblicati in prima pagina su Repubblica, seguiti da commoventi campagne organizzate, nell’ordine, dal popolo viola, dai Nobavaglio.it, da Reporters Sans Frontieres e dai magnifici generatori automatici di appelli in difesa della libertà e della democrazia – accompagna ogni discussione sull’uso delle intercettazioni penalmente irrilevanti. Grillo, senza rendersene conto, lo dice in modo perfetto: quello che vogliamo difendere noi qui e oggi non è la libertà di stampa, che noi della stampa non ce ne frega un piffero, morirete tutti presto, e vaffanculo a tutti quanti; ma quella che vogliamo difendere è un’altra libertà, che è quella di poter sputtanare allegramente chi ci pare, in combutta con qualche magistratello furfante e qualche giornalista al servizietto delle procure. Certo, ovvio.
[**Video_box_2**]Ci mettiamo nei panni di Grillo e dei suoi cugini di campagna del fango e capiamo perfettamente che è sufficiente un vago accenno in una legge delega, tra l’altro nemmeno troppo esplicita e nemmeno troppo coraggiosa, per perdere la pazienza e urlare scandalo scandalo. Come si fa, ora? Come è concepibile che un magistrato debba occuparsi solo ed esclusivamente dei reati e non dei peccati? Come è accettabile (provare a) ridimensionare il potere teocratico esercitato da procure che spesso non perdono occasione per trasformare intercettazioni penalmente irrilevanti in fatwe contro privati cittadini? E come si può immaginare un futuro in cui politici, magistrati e giornalisti non avranno più a disposizione letame da buttare allegramente addosso a persone innocenti – letame spesso impacchettato dal circo mediatico giudiziario solo ed esclusivamente per creare attenzione mediatica attorno a un’inchiesta? Non si può. E’, appunto, una vergogna assoluta. Uno scandalo senza fine. Uno schifo senza frontiere. E si capisce che chi per anni ha campato su un sistema ritorsivo, come quello rappresentato dalla dittature delle intercettazioni, alla sola idea di dover rinunciare al proprio prezioso bottino non può che urlare e mandare a quel paese chi prova a ricordare che la libertà di stampa non può essere confusa con la libertà di sputtanare il prossimo. No intercettazioni, no Grillo, no Travaglio, no party.