Matteo Salvini (foto LaPresse)

Intervista al capo della Lega

Salvini ci dice che l'Italia deve portare l'esercito in Siria per sterminare l'Isis

Claudio Cerasa
“Mettiamo da parte il pacifismo. Servono truppe di terra, subito. Seguiamo Putin, l’immigrazione si governa anche così” - di Claudio Cerasa

Roma. “Basta, la retorica pacifista non serve più: andiamo con l’esercito in Siria, sterminiamo l’Isis”. Gliene abbiamo dette di tutti i colori. Che è un coalizzatore unfit, che non conosce bene l’Italia, che con la ruspa non si governa e che dopo aver trasformato la Lega in un movimento 5 Salvini può ambire al massimo essere un grande federatore dei talk-show. Eppure su un punto politico preciso Matteo Salvini è l’unico leader italiano con un robusto consenso alle spalle che quando parla di immigrazione riconosce, chiacchierando con il Foglio, una questione centrale, anticipata giovedì sera a “Virus”, su RaiDue: “Se le ragioni che spingono centinaia di migliaia di profughi a scappare della Siria sono legate alla furia assassina dei fondamentalisti islamici occorre intervenire subito con l’esercito, non con le fionde come stiamo facendo oggi, per sradicare alla radice i tagliagole dell’Isis”. Salvini sostiene che “il governo italiano e la comunità internazionale non possono continuare a far finta di nulla e a non prendere posizione in Siria per paura di schierarsi con le uniche forze che in questa fase rappresentano un argine per l’avanzata dello Stato islamico, ovvero la Russia di Putin e la Siria di Assad”. E pur riconoscendo che il dittatore siriano ha agito “in modo efferato negli ultimi anni mettendo in scena uno sterminio del suo popolo”, Salvini ammette che oggi altre strade non ci sono e che anche in vista dell’incontro di lunedì prossimo negli Stati Uniti tra Vladimir Putin e Barack Obama è necessario rendersi conto che “più tempo passerà senza fare nulla in Siria maggiori saranno i rischi che correrà non solo la popolazione siriana ma anche l’occidente con l’avanzata dello stato islamista”.

 

Salvini, condividendo una linea strategica descritta su questo giornale da un politico distante anni luce dal leader della Lega, Giuliano Amato, dice “che combattere il terrore con i droni è come voler guarire una malattia molto grave con le aspirine e che bene ha fatto la Russia a fottersene dell’Onu e mettere gli scarponi sul terreno in Siria per fare naturalmente i suoi interessi, che in questa fase coincidono però con gli interessi dell’occidente”. Facciamo notare a Salvini che la sua posizione tradisce in un certo senso il tradizionale pacifismo leghista, che secondo alcuni osservatori sarebbe all’origine del no che il suo partito ha messo in scena alla Camera negli ultimi mesi ogni volta che la maggioranza di governo ha portato in Aula dei provvedimenti finalizzati ora ad armare i peshmerga curdi in Iraq, ora ad appoggiare gli interventi dal cielo organizzati della comunità internazionale contro lo stato islamico. “Se finora la Lega ha votato contro questi provvedimenti non è per boldrinismo pacifista ma è perché sono tutti provvedimenti spot – dice Salvini, citando lo stesso sostantivo usato da Renzi per definire le missioni organizzate nelle ultime settimane in Siria da Hollande e Cameron – che non tengono conto di un fatto ovvio e lineare: per garantire la pace anche nel nostro continente oggi non c’è altra scelta se non quella di combattere contro gli islamisti con una violenza incomparabilmente superiore a quella dei terroristi. Ovviamente non sono ipocrita e non dico che devono essere gli americani e i russi a combattere ma dico che quello che bisogna fare è smetterla di giocare con le fionde e portare anche il nostro esercito con gli stivali in Siria”.

 

[**Video_box_2**]Salvini conclude il suo ragionamento dicendo che senza partire da questo presupposto non c’è possibilità di governare l’immigrazione e di garantire stabilità nel Mediterraneo. Su questo tema, a suo avviso, il governo Renzi sta mostrando molti limiti, “perché in una fase storica in cui i principali leader internazionali si stanno interrogando su come agire in modo concreto nel contesto mediorientale non è accettabile andare a rimorchio degli altri timidi paesi e nascondersi dietro lo scudo dell’Onu per non fare nulla e rimanere a guardare”. In questo contesto, dice ancora Salvini, Putin ha messo in campo una leadership notevole che ha mille contraddizioni – non ultima quella di voler stabilizzare Assad probabilmente non solo nel breve periodo – ma che ha costretto paesi distanti l’uno dall’altro a fare i conti con una minaccia che riguarda non solo la Siria, ma tutto il mondo (tanto che adesso persino Angela Merkel riconosce che la stabilità in Siria passa di nuovo per un sostegno momentaneo ad Assad). E quando lunedì prossimo Putin sarà alle Nazioni Unite a spiegare le ragioni per cui l’occidente non può rimanere a guardare silente in Siria anche il nostro governo dovrà decidere da quale parte della storia intende posizionarsi, adesso.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.