Il pasticcio Marino e l'irresponsabilità del Pd
L’intervista rilasciata oggi a Repubblica da Ignazio Marino indica che il caso relativo alle dimissioni non dimissioni dell’ex sindaco di Roma somiglia ogni giorno che passa più a un caso di natura clinica che a un caso di natura politica. Marino ha il diritto a dire quel che crede, a immaginarsi altri sessant’anni alla guida di Roma, a ragionare su una sua possibile candidatura alle primarie del Pd, o se vuole anche a quelle del 5 stelle, e può persino pensare che in fondo la campagna romana che sta combattendo oggi (lo sta facendo, davvero) è prodromica a un obiettivo più grande che è quello di essere tra due anni il vero avversario di Matteo Renzi nel mondo della sinistra.
Marino ha il diritto di dire e pensare quello che crede ma il vero dramma politico che riguarda Roma, oggi, è che c’è un partito che avendo accettato di delegare ancora una volta alla magistratura la risoluzione dei suoi problemi – e avendo accettato il fatto che le dimissioni di Marino sono state necessarie non per questioni legate alla irresponsabilità di un sindaco ma per la storia di un paio di ridicoli scontrini – si ritrova oggi a dover difendere una sua posizione insostenibile: ovvero che il conto che Marino deve pagare con la città riguarda un paio di euro relativi a una cena in osteria.
[**Video_box_2**]Nessuno nel Pd ha avuto il coraggio di dire che Marino doveva dimettersi perché non sapeva fare il sindaco, che la sua permanenza a Roma era legata esclusivamente al fatto che a un certo punto, nella Capitale, è arrivata un’inchiesta, mafia capitale, che ha rafforzato miracolosamente il sindaco di Roma, e fare i gradassi oggi lasciando intendere che il problema di Marino sono gli scontrini e un paio di nomine all’Auditorium significa una cosa precisa: che nel Pd a essere irresponsabile non è solo ‘gnazio Marino ma è anche tutto quel partito che dopo averlo sostenuto senza alcuna convinzione oggi non trova le parole giuste per spiegare perché Marino farebbe bene ad andare a casa senza fiatare più.