L'Europa “in debito di sinistra” su MicroMega e la sinistra “a debito” di Lisbona
Roma. “L’Europa in debito di sinistra”. E’ il titolo dell’ultimo numero della rivista MicroMega. Vi si raccontano i “fermenti” della gauche continentale, a firma Paolo Flores d’Arcais, Pablo Iglesias (il leader di Podemos), Javier Cercas (lo scrittore) e Ada Colau (la neo-sindaca di Barcellona), con contributi di politologi, economisti e filosofi. L’idea, scrive Flores, è che “la democrazia” sia in crisi perché da decenni manca un “partito dell’eguaglianza”, cioè “una sinistra degna del suo nome”. Svolgimento: “Si moltiplicano per fortuna i sintomi di un suo possibile ritorno. Cresce finalmente (in modo incontenibile, si spera), l’ostilità verso gli establishment del privilegio, responsabili della devastante crisi economica.
Ma questo potenziale diventa effettivo solo in presenza di un catalizzatore politico adeguato…”. Questo “debito di sinistra”, si legge, è come il “debito di ossigeno per un atleta cui viene meno il respiro”. Seguono considerazioni su “anti-casta e antipolitica”, e su “Tsipras, Iglesias, Corbyn e il caso italiano”. Ed è qui che ci si comincia a domandare se questa fantomatica Europa “in debito di sinistra” immortalata da MicroMega non sia piuttosto l’Europa della sinistra “a debito”. Come in Portogallo, dove il 4 ottobre scorso le elezioni politiche sono state vinte dal blocco conservatore del premier uscente Pedro Passos Coehlo, che però, con il 36,8 per cento dei voti, non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Che fare? Il primo passo è stato cercare di formare un governo di larghe intese con il partito socialista di Antonio Costa, arrivato secondo con il 32,4 per cento dei consensi. Invano. A quel punto il presidente della Repubblica Anìbal Cavaco Silva si è sentito dire da Costa: noi socialisti possiamo darvi la soluzione alternativa, alleandoci con le sinistre estreme (una più movimentista, l’altra comunista), e non faremmo cadere il governo se non fossimo certi di avere la maggioranza. E però il presidente ha ridato l’incarico ai conservatori (governo di minoranza). Il dubbio sotteso era: come faranno a convivere un partito di centrosinistra e due sinistre che in campagna elettorale hanno detto tutto e il contrario di tutto, pur sotto la comune etichetta della gauche? C’era infatti chi voleva dire basta all’austerità e quindi rivedere il rapporto con le istituzioni europee, andando addirittura contro la moneta unica, e chi, come il Partito socialista, si era impegnato con le istituzioni europee per restare nell’alveo degli accordi.
[**Video_box_2**]E se è vero che su pensioni e salario minimo le sinistre portoghesi si trovavano più o meno d’accordo, lo scenario non pareva rassicurante nella prospettiva dei quattro anni di governo. Intanto, è sinistra “a debito” pure in Grecia (vicenda Tsipras) e quasi quasi pure in Inghilterra, dove la vittoria del super-rosso intransigente Jeremy Corbyn alle primarie del Labour ha allarmato i gauchiste meno trinariciuti (quelli che si chiedono “ma dove andiamo con lui?” e già progettano il suo rovesciamento). E però chez MicroMega è un sogno persistente e testardo, quello del rassemblement globale delle “izquierde”. Non importa quante volte sia naufragato, il sogno, né quando si fosse vicini al governo e in alcuni casi proprio al governo. Non importa l’aver fatto, dopo il 2008, in Italia, la “traversata del deserto” fuori dal Parlamento, per ragioni di inconciliabilità con la sinistra moderata. Autocritica? Per carità, è più forte la sindrome dell’incompreso. Europa “in debito di sinistra”, appunto.