Ignazio, Corradino (e Beppe)

Maurizio Crippa
Il problemino di Renzi di guidare un partito aperto, senza deragliare

Ignazio Marino non ha “nulla né da chiedere né da negoziare”, ma se tornasse in Campidoglio, come ha fatto capire ieri, il problema sarebbe tutto dei 19 consiglieri dem: di sfiduciarlo. Il Pd contro il “suo” sindaco. Ma poi, alle primarie, chi potrebbe impedirgli di ricandidarsi “contro” il Pd, contando su una sua base – che non è più il Pd, ma è pur sempre la constituency cui guarda il Pd? Non facile. Altro caso. Non per rendere l’onore delle armi a Corradino Mineo, che ha lasciato i senatori del Pd per il Gruppo misto, ma ieri, sul Manifesto, ha scritto una sua versione non priva di senso. Non tanto sul trattamento da “centralismo democratico” subìto dal capogruppo Zanda. Quanto sull’obiezione che la “narrazione” del Pd renziano – un partito “in franchising”, detto con meno astio sarebbe un partito aperto – finisce, per reggere, per dover “essere una sola”. “La macchina narrante fa sì che i dissidenti si auto espellano”.

 

Si può prenderla per buona, la versione di Mineo, ma anche no. Anzi abbiamo sempre detto che le riottose minoranze delle minoranze non hanno il diritto (divino) di veto su quel che la maggioranza di un partito ha scelto. Ma Mineo pone un problema, che prima o poi Matteo Renzi dovrà affrontare, e di cui sta già pagando il conto. Se si è scommesso su un partito aperto, contendibile, che seleziona la sua leadership e fa le primarie, poi è difficile, molto difficile, guidarlo imponendo una linea e invitando chi dissente ad accomodarsi. Poco poco, è il problema che rischia di porsi anche a Milano. Dove Beppe Sala è stato designato come ottimo candidato in pectore dal Pd, e nel partito sono d’accordo circa tutti. Ma poi tutti sanno che la base elettorale dentro e fuori il Pd non è così convinta, e le primarie rischiano sempre di fare guai. Allora fa capolino l’idea di designare il candidato, e basta. Ma poi c’è la forma-partito da rispettare. E non solo pro forma.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"