Grillo è tornato a fare il comico
LA STRANA NON GUERRA
Manifesta oggi la comunità musulmana italiana. Lo avrebbe fatto anche quella francese ma il governo Valls non ha inteso fare eccezioni al divieto di manifestazioni pubbliche in vigore fino a domenica.
L'opinione pubblica è comunque sollevata, ci sono musulmani che mostrano attaccamento alle nostre Repubbliche e ai loro valori: non ci sarebbe dunque guerra di religione né di civiltà e non si può fare di tutta l'erba un fascio.
Come se noi guerrafondai, sostenitori dell'evidenza che bombe e droni e curdi e yazidi non bastano ad aver ragione dei combattenti islamici, che occorrono elmetti e stivali sul posto, fossimo così coglioni da pensare di poter fare la guerra a un miliardo e settecento milioni di musulmani.
Ciò non toglie che un fascetto d'erba malata c'è, va estirpata e per estirparla il male va riconosciuto e chiamato con il suo nome: non una comunità di poveri e frustrati diseredati delle periferie ma donne e uomini che l'occidente lo rifiutano in toto, per ragioni religiose estetetiche e persino etiche e intendono combatterci fino alla morte, nostra o loro.
Che in Italia si traccheggi, si giri in tondo, si faccia in una parola geopolitica, è particolarmente incomprensibile: in fondo siamo il paese che seppe sconfiggere un nemico terribile come il brigatismo.
Allora il terrorista, il comunista combattente, fu trattato come il pesce nell'acquario che si nasconde in acque melmose. Da grande servitore dello stato, il generale Dalla Chiesa usò il pugno di ferro e inventò modi d'uscita dal partito armato, istituì il pentimento e la legislazione premiale. Il corpaccione del Pci a partire dall'omicido del sindacalista Guido Rossa smise di chiamarli compagni che sbagliano: i gruppi dell'autonomia che facevano da filtro e da serbatoio per il reclutamento furono messi sotto attacco e dispersi. Il pesce fu isolato e preso.
La religione e Allah sono una forma della mente più potente del marxismo-leninismo, in più i jihadisti non hanno paura di morire, hanno la cultura del suicidio, sia pure puntellata da psicofarmaci: a differenza dei brigatisti, non devono nemmeno fare lo sforzo di pensare alla società del futuro, tutto è nel corano, tutto è sharia. Non hanno altro pensiero quotidiano che tagliare la gola a cristiani ebrei infedeli. Ci vorrà dunque più tempo, per sconfiggerli.
Ma le tecniche per riuscirci sono sempre quelle degli anni Settanta: isolarli in Europa con premi e sconti di pena per chi collabora e li denuncia. I musulmani lealisti non potranno più limitarsi a prese di distanza che non impegnano nessuno né a manifestazioni di facciata: come il Pci di un tempo, dovrà schierarsi al fianco della democrazia, aiutarla a individuare il pericolo, a stanare i tagliagole uno per uno, a prendere per le orecchie mandanti e predicatori. Non lo fanno? Allora vanno considerati complici e come i fiancheggiatori di un tempo puniti.
DIEGO DELLA VALLETTA
Della Valle scenderà in campo. Quando? Boh, forse a giugno. Con chi? Boh in ogni caso non con la destra né con la sinistra: nel supposto centro da società civile c'è già un certo affollamento, auguri. Più chiaro invece è il perché della sfida di Della Valle: dare vita a un movimento, Noi Italiani, per la solidarietà e il bene comune. Migliaia di imprenditori, piccoli o grandi, e di cittadini qualunque che intendono migliorare, nei rispettivi territori, le opportunità di lavoro e di alloggio, la qualità dell'insegnamento e della sanità. Lavoro, scuola, sanità, famiglia: è il welfare diffuso, aziendale, che già fanno dove sono impiantati, lo stesso gruppo Tod's, Prada, Luxottica ed altri che ignoro. Voto 10, a tutti. E' un esempio di quella socialdemocrazia privata, dalla culla alla scuola, dalla casa alla bara, praticata da Vittorio Valletta alla Fiat fino agli anni 50. E prima dell'avvento del welfare pubblico. Che oggi perde colpi di fronte alla dimensione e alla complessità dei problemi attuali. Pensare di risolverli facendo a meno della politica e dei partiti è un po' ingenuo: ma direbbe papa Francesco sia benvenuto l'uomo di buona volontà che non ha fini di arricchimento personale. Voto 9.
ORA E SEMPRE DE LUCA
E facitelo lavorare, Vincenzo De Luca, (voto 10 fisso). Oppure trovate a suo carico cose davvero succose. Non questa mozzarella di scambi di favori non andati in porto, di direttorati generali promessi non da lui e per altro mai assegnati. Non la tetraggine della legge Severino. Non la prosa barocca di reati ogni volta più fumosi, da ultimo la concussione per induzione. Infine ci sia risparmiato, n'est-ce-pas Formigli, il giovane giornalista d'assalto che insegue la magistrata indagata per corridoi e scale del tribunale senza carpirle nemmeno una parola e spaccia il tutto per scoop con martirio perché la polizia ovviamente lo ferma. Questi non sono giornalisti ma rompicoglioni, come quello che si attaccò al campanello di casa Dell'Utri finché non fu mandato a fare in culo. Voto 3 all'investigatore collettivo: giovani cronisti crescono.
A DESTRA IL NULLA
A questo stadio della vita evidentemente al Cav. piacciono i giornalisti: dopo averci provato invano con Del Debbio ora pensa di candidare a sindaco di Milano Alessandro Sallusti. Voto 9 al direttore ma 0 al neofita della politica: è già difficile fare bene un mestiere, figurarsi due.
A Roma, “Arfio” va alla grande, il Cav. vorrebbe sponsorizzarlo, ma Giorgia Meloni non ne vuole sapere perché è comunista per parte di nonno. Se la Meloni vuole fare la sindaca lo dica apertamente senza inventare cose ridicole per fare fuori gli altri: voto 4. E per il suo ostinarsi a fare pessima pedagogia con questa storia dell'Europa in mano a buro-tecnocrati che lavorerebbero per conto terzi. Siamo nati mettendo in comune carbone e acciaio, cresciuti fino a zona di libero scambio, abbiamo realizzato una strampalata unione monetaria e qualche timido progresso in campo politico, ma mai ci siamo scostati dal modello intergovernativo: i tecnocrati li nominiamo noi, il nostro e gli altri governi, fino a prova contraria tutti eletti dai popoli sovrani. Non sta bene la demagogia gné gné.
STELLA STELLINA
Beppe Grillo è tornato ufficialmente a fare il comico: a sentire certe sue recenti prese di posizione in politica estera si poteva pensare che l'avesse già fatto: (voto 4). Casaleggio quando parla dell'Isis si presenta come un cunicolo di Raqqa, un incubo buio (voto 2). Di Battista e Di Maio almeno sono solari come un bar sport, voto 3.
La candidata M5S a sindaco di Milano ha un bel sorriso ma sembra acerba. (Voto 5)
Più promettente la candidata del Movimento a Torino: voto 7. E 1 a quei dementi che l'hanno chiamata bocconiana incinta.
[**Video_box_2**]AMMENNICOLI
Incontro al vertice tra Beppe Severgnini e Sabina Guzzanti: voto 10 e lode.
Incontro al vertice tra Franco Battiato e Marco Travaglio: voto 10 e lode. E menzione speciale per Travaglio, è intonato.
Incontro al vertice tra Eugenio Scalfari e Marco Travaglio: 10 e lode al Fondatore ma 0 a ri-Travaglio per aver proposto il giubileo light manco fosse uno yogurt.
Allo jihadista Salah voto 2: è stato davvero imprudente a passare per Bari in agosto: non ha idea dell'inferno che gli piomberà addosso quando la procura della Repubblica aprirà un'inchiesta a suo nome.
A Laura Boldrini, voto 0: una che invita un imam a Montecitorio perché tenga una lectio magistralis in cui dice che Israele deve essere cancellata dalla faccia della terra, è degna solo di tornare a sguazzare nella fanghiglia delle organizzazioni delle Nazioni Unite per i rifugiati.