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Grillo, la regola dell'iscritto e quella Roma da prendere ma anche no

Marianna Rizzini
Ora si può anche essere iscritto da pochissimo per partecipare alle primarie online per il comune di Roma, l’intruso che rovina la facciata monocromatica è quasi una certezza. Paure e problematiche grilline.

Roma. La presa di Roma, vista dal quartier generale della Casaleggio Associati, deve assomigliare un po’ al cubo di Rubik, il gioco vintage anni Settanta in cui l’obiettivo – fare in modo che ognuna delle sei facce a mosaico del cubo sia dello stesso colore – non sembra valere lo sforzo. Uno si danna ore per allineare i quadratini rossi con i rossi, i blu con i blu, i verdi con i verdi, e poi però, sul più bello, spunta sempre il tassello intruso bianco o giallo che non vuole andare al suo posto, e se cerchi di spostarlo rovini senza rimedio anche le altre facciate da uniformare cromaticamente. E dunque hai voglia a dire, sul blog di Grillo, come fa Grillo, che alle prossime amministrative romane i Cinque stelle possono “riprendersi Roma” in modo “pulito, onesto, trasparente”, e hai voglia a dire che il futuro candidato sindaco non dovrà essere scelto tra i massoni e i condannati e gli iscritti ad altri partiti e i conniventi con il sistema marcio, agitando le parole “Mafia Capitale” con l’intento di compattare le truppe: il punto debole nella sognata uniformità dell’esercito degli aspiranti sindaci è già iscritto nella regola. Potete autocandidarvi fino al 4 dicembre, cari iscritti, basta che siate iscritti, è infatti il proclama che rilancia l’illusione americana del self-made man che diventa presidente, e però stavolta non c’è il paletto temporale che fino a poco tempo fa blindava qualsiasi consultazione a Cinque stelle (“… possono votare gli iscritti certificati dal giorno tal dei tali…”, si leggeva negli annunci postati alla vigilia di ogni votazione parlamentaria, quirinaria o comunaria, e se il voto era chiuso ancora più stringenti erano i requisiti per la candidatura). Ma siccome ora puoi anche essere iscritto da pochissimo per partecipare alle primarie online a tappe per il comune di Roma, l’intruso che rovina la facciata monocromatica è quasi una certezza.

 

Chi li conosce, i nuovi? E chi ci assicura che non siano agenti segreti del nemico partitico sotto mentite spoglie? Sono le domande che angosciano i militanti, che non a caso sul blog hanno espresso qualche dubbio. Qualcuno educatamente: “Scusate, forse non capisco nulla di candidature, ma Roma è un buco nero, il triangolo delle Bermuda in cui si rischia di sparire. E’ pericoloso candidare uno sconosciuto perché qui servono competenza, onestà e pelo sullo stomaco…”; qualcuno in modo più tranchant: “Dovete finirla di essere dissociati dalla realtà. In politica come nella vita contano i risultati e non le chiacchiere o le analisi. La città la muove chi vince le elezioni. Roma è una città di cinque milioni di abitanti e pensare di far eleggere a sindaco un non-leader o un perfetto sconosciuto è la più grossa cazzata che io abbia mai sentito…”, scrive un attivista. E i nostalgici a Cinque stelle dell’ipotesi “candidato indipendente della società civile” (un magistrato, uno Zagrebelsky), si rassegnano, mentre il M5s diventa più “partitico” per effetto collaterale dei sondaggi favorevoli: più si cresce, più gente bisogna candidare, più tocca imbarcare persone dalle associazioni, più ci si deve affidare, per scegliere, ai quadri intermedi (gruppi municipali a Cinque stelle, parlamentari romani).

 

[**Video_box_2**]Ma i sondaggi favorevoli al M5s portano con sé anche un’altra strana doppia suggestione, già leggenda metropolitana: quella che da un lato vede il Pd segretamente sollevato all’idea che, in una Roma da Suburra e da “si salvi chi può” nel partito locale, vincano i Cinque stelle, tanto più che il cosiddetto candidato forte al momento non c’è, ma che dall’altro vede anche i Cinque stelle segretamente sollevati all’idea di non avercelo per principio, il candidato forte, vista anche la suddetta nuova regola dell’iscritto immediatamente candidabile: vincere si fa duro, sì, con un signor Nessuno più Nessuno dei militanti certificati, ma non è detto che sia un male, se si guarda ai problemi della città e all’obiettivo di spericolata grandeur casaleggiana (della serie: puntiamo al governo). E d’incanto si fa meno ostico il rompicapo “Lista Capitale”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.