Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin (foto LaPresse)

Ideologia grillina e vecchio consociativismo, un cortocircuito mette in ginocchio Livorno

Luciano Capone
Il caso della città toscana come caso di scuola. Il sindaco Nogarin descrive la municipalizzata come disfunzionale, ma poi la brandisce come "gioiellino" contro chi ipotizza di privatizzarla.

Le vicende di Livorno, con la bagarre in aula consiliare, le defezioni nella maggioranza e la città sommersa dai rifiuti, sembrano il quadro perfetto per sintetizzare i difetti congeniti del grillismo: l’incompetenza e l’inesperienza di molti amministratori del M5s, la differenza tra fare caciara all’opposizione e governare, l’improvvisa scoperta dei vincoli di bilancio, la discrepanza tra promesse e realtà. Eppure le cose non stanno semplicemente così. Ciò che sta vivendo Livorno è la presa d’atto del fallimento del sistema consociativo con cui la sinistra ha governato negli ultimi 70 anni attraverso la decisione del sindaco grillino Filippo Nogarin di non voler ricapitalizzare l’Aamps, la municipalizzata dei rifiuti che ha sul groppone 42 milioni di debiti, e di voler portare i libri dell’azienda in tribunale con la procedura di concordato preventivo. La scelta, che per forza di cose comporterebbe il commissariamento e una ristrutturazione aziendale con il taglio di molti rami secchi, ha fatto scatenare le proteste dei dipendenti cavalcate dall’opposizione e dai sindacati, ovvero coloro che hanno portato l’azienda al disastro. Pd e Cgil al contrario dei grillini preferiscono una ricapitalizzazione per salvare Aamps, che vuol dire scaricare i costi sui cittadini e mantenere una continuità di gestione.

 

Il sindaco parla di un’azienda che ha un operaio che lavora in strada ogni tre dipendenti in ufficio tra dirigenti, quadri e superquadri, un museo più che un’impresa di raccolta dei rifiuti. Inoltre il primo cittadino denuncia che l’attuale sospensione del servizio che ha riempito le strade d’immondizia e mandato in tilt la città avviene senza che sia stato indetto uno sciopero, senza che nessuna autorità intervenga per mettere fine alla sospensione arbitraria di un servizio pubblico. Nogarin ha i suoi tic ideologici, ad esempio a Radio24 ha dichiarato che è contrario a ogni ipotesi di privatizzazione perché l’azienda è comunque “un gioiellino” e un patrimonio pubblico, quando in realtà sarebbe più corretto definirla un “costosissimo carrozzone”, ma senza dubbio il nuovo sindaco grillino ha il merito di aver dato un segnale di netta discontinuità rispetto al metodo clientelare che ha portato al disastro attuale: “Noi questo buco di 42 milioni di euro l’abbiamo ereditato – dice - mi fa indignare che le critiche arrivino dal sindacato e dal Pd, quelli che hanno generato questa situazione”. E la rottamazione del sistema rosso-consociativo che ha dominato per decenni la città è visibile anche in un’altra recente decisione dell’amministrazione grillina, l’abbattimento delle barriere burocratiche che per 14 anni hanno impedito all’Esselunga di Bernardo Caprotti di fare concorrenza alle Coop: “Dopo un vergognoso ostruzionismo durato 14 anni finalmente il grande supermercato arriva a Livorno - ha dichiarato il sindaco - Esselunga porterà almeno duecento posti di lavoro e soprattutto sarà riaffermata la libertà di intraprendere”.

 

[**Video_box_2**]La linea Nogarin sicuramente scontenterà qualcuno, ma l’alternativa è la linea-Atac che infiniti lutti addusse ai contribuenti attraverso continue ricapitalizzazioni che hanno tenuto in vita un mostro che ogni anno produce la metà del disavanzo nazionale nel settore del trasporto pubblico locale e che in dieci anni di governi di destra e sinistra ha macinato 1,6 miliardi di debiti. La vera svolta sul terreno delle partecipate, su cui il governo ha prodotto solo studi e nulla di concreto, sarebbe la messa in vendita o quantomeno la gestione pubblica in un regime di responsabilità e libera concorrenza, ma nel frattempo meglio la linea-Nogarin della linea-Atac.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali