Come governano i grillini al potere
Non solo Parma e Livorno. Una classe dirigente a 5 stelle che amministra un pezzo d’Italia esiste. Ha già mostrato perché idee di lotta e progetti di governo non sono compatibili. Indagini e storie
Non hanno ancora finito il primo mandato, i capostipiti della generazione amministrativa a Cinque Stelle, ma già si stanno confrontando con le magagne e l’onere del potere. Ed è solo l’antipasto di quello che potrebbe succedere a Roma, qualora il MoVimento dovesse conquistare la Capitale. Ma a Beppe Grillo, in fondo, conviene evitare la vittoria. Basta vedere il caos in città molto più piccole di Roma: al centro dello psicodramma grillino ci sono i rifiuti di Livorno o le difficoltà di “comunicazione” (è un eufemismo) con i vertici nazionali nella Parma dello scomunicato Federico Pizzarotti (che ora lascia intendere di essere pronto a candidarsi in futuro non necessariamente sotto la bandiera grillina). E anche nei comuni appena conquistati all’ultima tornata amministrativa, la differenza fra propaganda e amministrazione si è fatta subito vedere.
Nelle città a Cinque Stelle può capitare che i dissidenti vengano messi a tacere e sospesi, come nel caso di Livorno, dove a tre consiglieri comunali sono state recapitate le lettere di sospensione dallo “staff di Beppe Grillo” (avrà pure tolto il nome dal simbolo, ma continua a fare come se fosse a casa sua, e infatti quella è casa sua) dopo essersi scontrati con il sindaco Filippo Nogarin sull’ormai nota vicenda dell’azienda dei rifiuti. L’amministrazione ha optato per il concordato preventivo anziché per la ricapitalizzazione, una scelta che ha provocato proteste in città sia fra i lavoratori dell’AAMPS, sia tra gli attivisti del M5S. Intanto i tre consiglieri Sandra Pecoretti, Giuseppe Grillotti e Alessandro Mazzacca sono stati sospesi. “Lei – si legge nella lettera inviata alla consigliera Pecoretti – ha violato in modo grave, ripetuto e sostanziale gli obblighi assunti all'atto di accettazione della candidatura, ed i principi fondamentali di comportamento degli eletti del MoVimento 5 Stelle, tentando di boicottare l'attività politico istituzionale del Sindaco e della Giunta, in contrasto con la maggioranza del gruppo consiliare del M5S, in occasione della gestione del delicato caso Aamps, rendendo pubblicamente e reiteratamente, in disaccordo rispetto alla maggioranza dei consiglieri, dichiarazioni di voto contro il Sindaco e la Giunta, manifestando pubblicamente sfiducia assoluta rispetto al loro operato, ed addirittura richiedendo la cancellazione della Giunta”. Non solo: Nogarin ha ritirato le deleghe all’assessore all’ambiente Giovanni Gordiani (un ex iscritto al Pd), che poche ore prima lo aveva criticato in consiglio comunale proprio sulla scelta di procedere al concordato preventivo. Non un caso isolato, visto che sono mesi che dentro la giunta e fra giunta e MeetUp le cose non vanno molto bene. Così come il rapporto con la città, che nel 2014 ha consegnato il governo al M5S dopo decenni di amministrazione di sinistra, sembra essersi guastato, fra promesse non mantenute (il trasporto gratis mai arrivato e per il quale, anzi, servirà un bel po’ di tempo) e il solito sistema degli “amici degli amici” criticato dal M5S contro il Pd ma poi messo in praticato dagli stessi grillini. Per dire, all’inizio dell’avventura pentastellata fu scelto Marco Di Gennaro, un ex candidato alle Europee del M5S, per fare l’amministratore delegato di Aamps, perito informatico senza alcuna esperienza in materia di rifiuti e alla guida del Teatro Goldoni è stato indicato Marco Leone, che vanta nel suo curriculum l’amicizia con il sindaco. Nogarin, fra le cose che ha fatto, è riuscito a bloccare la costruzione del nuovo ospedale e a dare il via libera all’Esselunga, approvando il piano di recupero dell’area, che sarà realizzata tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018.
A Parma, Pizzarotti ha provato ad adottare il “modello Renzi” del sindaco che dal territorio si mette a far politica nazionale, disarticolando i rapporti di forza tra centro e periferia. Ma così ha fatto arrabbiare Grillo e Gianroberto Casaleggio, che lo accusano di non essere riuscito a bloccare l’inceneritore, uno dei punti fermi del programma del MoVimento a Parma. Non solo il termovalorizzatore oggi è in pieno funzionamento, ma nei mesi scorsi la multiutility Iren che lo gestisce ha presentato la documentazione per aumentare il carico di rifiuti da poter bruciare. C’è poi la questione del bilancio: il sindaco ripete in continuazione di aver ridotto il debito del 40 per cento, ma secondo il Pd, che cita un documento contabile dell’Università di Parma, la riduzione del bilancio fra il 2012 e il 2013 è stata solo del 7,8 per cento. Probabilmente, comunque, il taglio del debito è dovuto anche al lavoro del commissario arrivato prima di Pizzarotti, dopo le dimissioni di Pietro Vignali, sindaco del centrodestra. E la partecipazione dei cittadini, cavallo di battaglia del M5S? Ad aprile le elezioni per i “Consigli di Cittadini Volontari”, “organismi di partecipazione eletti direttamente dai cittadini” sono state un flop: in tre quartieri non c’erano abbastanza candidati e hanno votato appena 2.724 persone, circa il due per cento dell’elettorato.
Prima dell’estate si sono insediati i nuovi sindaci in cinque città. Venaria, 34 mila abitanti; Quarto, 40 mila abitanti; Porto Torres, 22 mila abitanti; Augusta, 36 mila abitanti; Gela 76 mila abitanti. A Venaria, prima città conquistata dal MoVimento nel Piemonte, il sindaco è Roberto Falcone, cinquantenne quadro dell’Ibm, che ha battuto con il 72 per cento il candidato del Pd, Salvino Ippolito, già vicesindaco della città. Dopo pochi mesi di amministrazione, la seconda consigliera più votata (158 voti) Viviana Andreotti ha lasciato il MoVimento ed è passata all’opposizione con il gruppo dei Moderati. Motivo dello scontro, la delibera sull’uscita dal comune dall’Osservatorio Tav, in piena sintonia con il grillismo contrario all’opera infrastrutturale. “C'è chi dice che non sono una grillina per le mie esternazioni e per come voto in questo consiglio comunale. Forse sono gli altri a non esserlo”, aveva detto a ottobre la Andreotti dopo il via libera in Consiglio all’uscita dall’osservatorio. Al giornale online Lo Spiffero, la Andreotti aveva spiegato il perché dell’addio: “Me ne vado perché penso che non si possano mettere le ideologie davanti alle istituzioni. In campagna elettorale abbiamo raccontato che il nostro rappresentante nell’Osservatorio, l’architetto Maria Sorbo, gravava sulle casse comunali e poi abbiamo scoperto che il suo incarico non prevedeva una indennità. E intanto la giunta tirava dritto senza dare la possibilità di discutere sui vari provvedimenti. Non è così che si fanno gli interessi di Venaria”. Ma al sindaco importa poco: “L’Amministrazione comunale di Venaria Reale – ha ribattuto Falcone – ritiene tale opera inutile e dannosa per l’ambiente. Le colossali risorse destinate al Tav, circa 8,6 miliardi di euro, dovrebbero essere destinate alle vere emergenze del territorio. I cittadini chiedono una sanità efficace, un trasporto pubblico locale efficiente e interventi concreti per far ripartire l’occupazione. Queste, a nostro avviso, sono le vere priorità della nostra comunità e dell’intero paese”. Discorso chiuso. A nulla è servita la visita di Luigi Di Maio, che era salito in Piemonte per provare a placare gli animi. Altri consiglieri potrebbero mollare il sindaco, che è già stato battuto su un ordine del giorno su un parcheggio, presentato dal Pd.
A Quarto, comune sciolto per mafia, primo e unico amministrato dal M5S in Campania, il sindaco Rosa Capuozzo è finita in mezzo a una storia di presunti abusi edilizi nella casa del marito, dove un sottotetto è stato trasformato in attico. Un plico di dieci pagine con carte riservate e foto è stato consegnato ai consiglieri d’opposizione; nel dossier ci sono i documenti integrativi chiesti anni fa al marito della Capuozzo per completare una pratica di condono, mai ottenuta, dal Comune che ora lei amministra. Il blog di Grillo dopo la pubblicazione sui giornali locali della notizia le ha subito dato spazio per spiegare tutto con “trasparenza”: “L’autore del romanzo di fantasia – ha detto lei – dovrà risponderne in tutte le sedi. E’ solo pretestuosa polemica politica di chi gioca a piegare i fatti a propria convenienza. In questo circo non voglio entrarci, ho tanto lavoro da fare per i cittadini”. Ad Assemini, in Sardegna, Mario Puddu, ingegnere, tifoso del Cagliari d’antan, è stato eletto nel 2013. Il sindaco, che al primo giorno in comune si era presentato in bicicletta con la maglia di Gigi Riva, ha cancellato la Tasi. “Grazie alla Tasi nelle casse comunali entrerebbero ben oltre i 500 mila euro – ha spiegato il sindaco – ma consci del periodo drammatico che stiamo vivendo, non soltanto ad Assemini, in un confronto serrato tra gli uffici finanziari e i vari assessorati, siamo riusciti a fare questo piccolo ‘regalo’ ai nostri concittadini”. Tra un regalo e l’altro, però, sono scoppiati i problemi politici (e giudiziari).
Tre consigliere comunali si sono presentate in procura per accusare il sindaco di aver affidato la gestione del comune a una sorta di governo ombra estraneo all’amministrazione, al capo del quale ci sarebbe Francesco Murtas, ex legale del comune con un lungo passato nel Pd, poi transitato con il M5S. Sulla base dello Statuto, essendo un ex, Puddu non avrebbe potuto nominarlo né assessore né coinvolgerlo in altro modo. Per questo non ha alcun incarico ufficiale. Dopo l’esposto, tre consigliere sono state espulse, con l’accusa di aver contrastato l'attività politico istituzionale del sindaco, della giunta e del gruppo consiliare pentastellato. Secondo le consigliere espulse Irene Piras, che peraltro era ex capogruppo in Consiglio comunale, Rita Piano e Stefania Frau c’è poca trasparenza nell’amministrazione Puddu.
“I 5 Stelle chiedono ai cittadini di denunciare le irregolarità riscontrate nei Comuni in modo anonimo – ha detto l’ex consigliera grillina Piano – ora abbiamo capito il perché: se ci metti la faccia ti buttano fuori, volevano tre consigliere come tre scimmiette, ovvero non vedo, non parlo e non sento. Ma se credevamo nel Movimento era proprio per cambiare il sistema, non per diventarne parte integrante. Il male lo denunci anche se lo hai in casa tua”.
[**Video_box_2**]Dopo l’espulsione, la maggioranza si è ridotta a tredici consiglieri di contro dodici di opposizione. “Meglio soli che male accompagnati”, ha detto il sindaco. In Sardegna alle ultime amministrative al carniere a Cinque Stelle si è aggiunto anche Porto Torres, governata dal sindaco Sean Wheeler. Originario del Kansas, figlio di un ufficiale della Marina, fino ai cinque anni di vita ha vissuto negli Stati Uniti, poi la mamma, italiana, è tornata a Gaeta con il figlio, che oggi ha 45 anni, due figli, una moglie, una laurea in scienze naturali, una casa piena di animali, non ha la tv, non legge giornali e si informa su internet. Ha promesso bonifiche ambientali in zone inquinate, ma ha anche aperto all’ipotesi di sperimentazioni dei razzi Vega utilizzati per trasportare sonde nello spazio, presenti in una proposta progettuale presentata al Comune. Secondo una interrogazione di Sel, però, quei razzi sarebbero inquinanti e il rischio di incidenti è alto, ma Wheeler ha spiegato che “la decisione non calerà dall'alto: ci confronteremo con gli esperti, pretenderemo di ricevere non proposte ma progetti dettagliati e ascolteremo la comunità prima di intraprendere ogni iniziativa”. Queste, in fondo, sono solo schermaglie in confronto a quello che succede in un’altra isola, la Sicilia. Nella regione con più comuni in mano ai Cinque Stelle, la situazione è un vero spasso. Cettina Di Pietro, sindaco di Augusta, ha scelto come consulente ambientale (incarico da quattro mila euro) Giuseppe Raimondi, ingegnere di Siracusa, che “guarda caso”, direbbe Carlo Sibilia parlando del Club Bilderberg, guida il gruppo di lavoro sull’energia del MeetUp locale. Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria, è stato attaccato dai revisori dei conti in una loro relazione: “Il sindaco ha continuato a dare incarichi su incarichi ad avvocati esterni, non economizzando il servizio, malgrado il nostro ente sia in dissesto finanziario e continuando oltremodo a impegnare fondi comunali proprio per la costituzione di parte civile nei processi penali. Il collegio prescrive di non procedere ad affidare incarichi a legali per la costituzione di parte civile nei processi penali”. Il comune peraltro ha una convenzione gratuita con il centro Pio La Torre. Tra gli avvocati scelti da Patrizio Cinque, ci sono Vincenza Scardina, che è cognata dell'assessore a 5 stelle Alessandro Tomasello (due ricorsi per 14.173 euro) e Vittorio Fiasconaro, che è militante del MeetUp di Santa Flavia (ha accumulato incarichi per 26 mila euro). Il padre del consigliere Filippo Castelli, Giorgio, è stato nominato nel comitato dei garanti, che ha il compito di valutare e sanzionare il lavoro dei dirigenti comunali. E anche se non percepisce compenso, c’è un problema di opportunità politica. A Gela, 76 mila abitanti, città di Rosario Crocetta, il nuovo sindaco è Domenico Messinese, che si è fatto riconoscere subito per lo stile da sceriffo. Dopo un mese ha buttato fuori l’assessore all’ambiente Fabrizio Nardo, il primo assessore ufficiale scelto dagli attivisti del M5S. Il sindaco, ex ufficiale dell’esercito per tre anni, ha cacciato l’assessore considerato troppo anarchico. Per tutta risposta, l’organizer (si chiamano così) del M5S Daniele Esposito Paternò ha commissariato il MeetUp locale e chiesto scusa all’assessore cacciato. “Tagliare fuori il dottor Nardo dopo nemmeno un mese dal suo insediamento è stato come aver usufruito della sua illustre immagine per poi metterlo da parte. Ancor più grave è stato agire con rapidità senza che questa fosse necessaria e senza concordare con il MeetUp cosa sarebbe stato utile fare, avendo così una linea comune tra sindaco e MeetUp”. E non è finita qui: il MeetUp ha sfiduciato il vicesindaco Simone Siciliano, “completamente estraneo all’ambiente politico e alle battaglie attivate sul territorio dal meetup di Gela”, contrari ai programmi d’esplorazione e trivellazione in mare. Siciliano oltretutto ha messo in dubbio il nesso di causalità fra l’inquinamento industriale e le malformazioni genetiche. I grillini hanno anche attaccato la generosità di Messinese, che appena eletto ha assunto nell’ufficio dello staff del sindaco Rita Scicolone, attivista del M5S locale nonché, hanno detto i militanti, molto arrabbiati “una delle migliori amiche della moglie del sindaco”. Messinese nella sua generosità ha anche dato un incarico all’avvocato Lucio Greco, già candidato sindaco del centrodestra, che al ballottaggio si era schierato con lui aiutandolo a vincere (Greco ha replicato annunciando che avrebbe devoluto il compenso in beneficenza).
Sempre alla voce “amici degli amici”, a Ragusa, terra di Federico Piccitto, primo sindaco pentastellato di Sicilia, gli assessori erano stati scelti via Internet. Nel giro di un anno, riferisce Repubblica, Piccitto ha buttato fuori tre dei sei selezionati con il curriculum e indicato come uno dei sostituti Antonio Zanotto, trevigiano già candidato da M5S alle Europee, quindi non compatibile secondo lo Statuto che vieta ai “trombati” di avere altri incarichi pubblici. Una consigliera d’opposizione, Sonia Migliore dell’Udc, ha calcolato che l’amministrazione di Piccitto ha prorogato 120 servizi senza bando, mentre è venuto fuori che a capo dell’associazione che ha vinto l’appalto da 60 mila euro l’anno gestire il canile, su cui pende un’inchiesta giudiziaria, c’era Biagio Battaglia, leader del meetup locale. Anche Ragusa, come Assemini, il sindaco ha tolto la Tasi nel 2014, ma Piccitto è costretto a reintrodurla un anno dopo. Polemiche anche sulla decisione della giunta di ritoccarsi lo stipendio sotto forma di adeguamento Istat.
Le donne sindaco a Cinque Stelle, come si vede, sono poche. A Montelabbate, nelle Marche, c’è Cinzia Totala Ferri che ha disdetto il contratto con Equitalia. Il resto dell’elenco dei Cinque Stelle al potere è tutto maschile. A Mira, in Veneto, è diventato sindaco nel 2012 Alvise Maniero, all’epoca 23enne, che appena eletto si è ridotto lo stipendio. “Il sindaco di Mira precedente – spiegò – guadagnava 3 mila 600 euro circa, ora lo abbasseremo. I nostri consiglieri regionali non prendono più di 2 mila 500 euro, sicuramente io non prenderò di più”. Ha tagliato le utenze telefoniche inutilizzate, ridotto i dirigenti da sei a quattro, eliminato il portavoce del sindaco (incarico da 46 mila euro), incentivato la raccolta differenziata porta a porta (i cittadini hanno protestato), però il Planetario è stato chiuso e gli asili nido sono stati in parte privatizzati. Poi, da Maniero sono arrivati una serie di no: no all’elettrodotto, no al polo logistico, no al completamento dell’idrovia Padova-Venezia. E non è mancato un caso di “amici degli amici” pure qui: ad aprile del 2013 Maniero ha nominato assessore all’ambiente Maria Grazia Sanginiti, laureata in ingegneria per l’ambiente e il territorio nonché moglie del deputato a Cinque Stelle Emanuele Cozzolino. “E’ stata fatta una scelta di competenza fra gli iscritti del comprensorio in base al curriculum presentato”, ha replicato il parlamentare. Poco o nulla da segnalare su Marco Fabbri da Comacchio, Roberto Castiglion da Sarego e Antonio Calogero Bevilacqua, sindaco di Pietraperzia. Decisamente più accesa la situazione nel Lazio. A Pomezia, dove il sindaco Fabio Fucci ha ereditato 200 milioni di debiti accumulati in gestioni precedenti, il sindaco si è vantato di aver ridotto il debito e di avere un disavanzo di quattro milioni di euro di competenza, ma in realtà i milioni sono solo 2. “In verità – attacca Stefano Mengozzi, segretario del Pd di Pomezia – essendo numeri di competenza, il bilancio di cassa è rimasto invariato. E' sicuramente migliorato quello di competenza, ma con 80 milioni dalla Cassa Depositi e Prestiti (ottenuti grazie a noi del Pd), che gli ha permesso di pagare fatture regresse e quindi di abbattere le passività di competenza, lo miglioravo pure io il bilancio”. Fucci poi ha sollevato un polverone con la mensa a menù doppio, uno meno costoso a 4 euro, l’altro più costoso a 4,40, uno senza dolce uno con il dolce per merenda (roba che fatto infuriare pure il governatore del Lazio Nicola Zingaretti). Sono diventate un caso, poi, le case popolari che Fucci ha inserito nel piano di alienazioni, mentre alcune nomine sono diventate parecchio scivolose. Alla guida della Multiservizi, nominato dal sindaco, c’è Luca Ciarlini, indagato per frode nel 2014. Ciarlini, non contento, si è aumentato lo stipendio e ha accettato altri incarichi in altre società pubbliche (è diventato direttore di Saga, la società che gestisce l’aeroporto di Pescara). Un altro personaggio controverso è l’avvocato G. P., ex magistrato del Tar, dipendente del comune: è stato cancellato dall’albo degli avvocati perché compariva come socio occulto di una società di vigilanza, la CIstv che deve ai suoi dipendenti un sacco di soldi. Ha collezionato 62 incarichi in dieci anni e a giugno è stato condannato a due anni e sei mesi dopo che a trascinarlo in tribunale a Latina era stata l’agenzia delle entrate per un presunto danno erariale da 20 milioni di euro. A Pomezia, le spese legali intanto continuano a crescere: alcuni lavoratori precari, vincitori di un concorso a tempo indeterminato del comune, hanno fatto causa e il giudice ha dato loro ragione. Il sindaco continua a fare appello, pur avendo avuto un parere negativo dalla Corte dei Conti, dalla funzione pubblica e dal ministro Marianna Madia su interrogazione dei parlamentari del Pd. Infine un caso di “tengo famiglia”: in giunta, fino al primo novembre scorso, sedeva in giunta la compagna del sindaco, Veronica Filippone. A Civitavecchia, invece, ci sono seri problemi di bilancio per Antonio Cozzolino, che ha aumentato l’addizionale Irpef al massimo e portato la Tari dal 2 al 2,5 per cento. L’ex sindaco Pietro Tidei, del Pd, ha calcolato che ogni famiglia di Civitavecchia dovrà sborsare almeno 300 euro, “che sommati ai 550 del 2014 fanno almeno 85o euro di nuove tasse. Nella città amministrata da cinque stelle ogni famiglia è sempre più povera”.
A luglio Cozzolino ha dovuto alzare le braccia e arrendersi di fronte al dissesto: “Sono provvedimenti che speravamo di non essere mai costretti ad assumere. Purtroppo la situazione che via via abbiamo verificato – debiti fuori bilancio occultati, entrate insufficienti per sostenere una spesa corrente gonfiata, inserimento di crediti non esigibili – hanno mostrato che il re è nudo: il comune di Civitavecchia è, nei fatti, in dissesto, e non da ora”. Ma l’idea dell’amministrazione di mettere immobili di proprietà del Comune del valore di 31.732.350 in un fondo immobiliare per valorizzarli (inserendo in bilancio di previsione 3 milioni di euro l’anno di concessioni) sembra non aver funzionato, finora. Due bandi pubblici per selezionare una società di gestione del risparmio sono andati a vuoto e c’è stata una ulteriore proroga al 21 dicembre prossimo. Tic-tac, il tempo sta per scadere e la magistratura contabile è lì che si lecca i baffi.