Informare vi “fa schifo”?
Quella storia dei titoli di giornale in classifica d’inimicizia alla Leopolda se la potevano risparmiare, non è gran che come trovata, si può fare di meglio, ma che i giornali italiani trasformino sistematicamente l’inimicizia politica in pazzeggio, in montatura, in carognaggine è più che vero. Non si vive di sola analisi, è certo. Bisogna anche tromboneggiare di tanto in tanto. Bisogna enfatizzare, creare miti personali, suggerire simboli da abbattere: è una tradizione oratoria in sé non indecente che in Italia pratichiamo con costanza, ma spesso in un girone di serie B. Il caso del pensionato suicida a Civitavecchia, del cui uso Renzi ha detto con inusuale schiettezza e pesantezza che “gli fa schifo”, è da manuale. E non è il primo esempio.
Nei giorni più acuti della crisi economico-finanziaria di tipo recessivo in cui siamo stati per alcuni anni il tema dei suicidi addebitati alla colpa dei governi, delle banche, della finanza opaca e del ceto politico fu sollevato da un demagogo di paese esaltato per un certo periodo come un eroe della verità e del coraggio, il dottor Antonio Di Pietro.
Non entro nel merito di singole storie. Nessun suicidio è interamente spiegabile, nemmeno con i criteri suggeriti eventualmente da un testamento a futura memoria. Alcune fonti ora dicono che il caso del pensionato di Civitavecchia aveva delle particolarità che smentiscono la campagna innestata su quella morte. I titoli poi crollati – afferma questa fonte d’agenzia – non erano stati suggeriti al piccolo risparmiatore da un bancario mefistofelico, ma comprati sul mercato secondario per scelta esclusivamente personale. Emergono poi altri dettagli, e in altra sede e per altre persone notizie su “risparmi di una vita” che in realtà sono la quota parte di patrimoni molto più consistenti, insomma piccoli risparmiatori che non sono piccoli. Solo Huffington Post, e con molta cautela, ha riportato questi dati che in sé, se confermati, sono molto significativi. Sembra inoltre che il numero delle persone coinvolte sia molto minore delle cifre allarmanti messe in circolo, e minori anche gli importi del crash.
[**Video_box_2**]Non so, per me non è quello il problema. Anche se vorrei sapere dagli stessi che hanno alzato la polvere, e che presumibilmente adesso cambieranno argomento, che cosa effettivamente ci sia sotto la polvere, quali effettive tragedie e quali effettivi comportamenti dolosi siano rintracciabili. Mi sembra il minimo. Il mio amico Berlusconi, e vabbè che è un politico in battaglia, ha detto al telefono con un’assemblea di parlamentari di area popolare che questo caso di delegittimazione del comportamento delle banche verso i sottoscrittori di titoli “subordinati” potrebbe comportare conseguenze assai simili a quelle che vi furono per il fallimento di Lehman Brothers. Accipicchia! Sarebbe nell’interesse comune approfondire la questione, che come sempre accade in questi casi, ha occupato di prepotenza le prime pagine, ed è stata insaccata come in un grande salsicciotto di interviste e confessioni e comportamenti paracriminali buono da divorare per un’opinione pubblica affamata di storytelling a Cinque stelle. Questo accertamento sarebbe, oltre che un interesse comune, un dovere professionale della stampa, che rivendica giustamente libertà d’indagine e di denuncia, per capire che uso se ne sia fatto nel caso del pensionato di Civitavecchia e della crisi fallimentare di quattro istituti di credito minori. Ma non ho molte speranze. Cambiare discorso e stendere una patina di dimenticanza è in genere la via più facile per uscire dalle secche in cui talvolta lo scandalismo porta il mestieraccio di informare.
Comunque i suicidi si registrano con parole dolorose acconce, si mette a parte del loro contesto, si circondano di espressioni serie e pietose, ma non si usano in bassezze e attacchi politici, questo dovrebbe essere ovvio, questo “fa schifo”.