Moralisti in mutande
Il sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, è stata espulsa con un editto firmato www.beppegrillo.it. E ora che la sua giunta si avvia allo scioglimento e al marasma, non si può far a meno di chiedersi e d’immaginare, con un misto di apprensione e divertimento, quale singolare distopia potrebbe realizzarsi se un giorno uno dei ragazzi di Grillo vincesse le elezioni nazionali, ma una volta seduto sul trono di Palazzo Chigi si vedesse recapitato un avviso di sfratto via blog. E davvero in tutta questa vicenda di Quarto, la Nemesi ha fatto un lavoro limpido e asciutto, chiarificatore. Sotto il disordine apparente, mentre rinfacciamenti e frustrazioni volano da tutte le parti, mentre nel Pd e in Forza Italia si consumano facili reazioni di sdegno, di scherno, con gli epiteti di cialtroni, buffoni, omertosi e mangiapane a tradimento che salgono più o meno spontanei alle labbra più eccitabili, mentre persino Matteo Orfini recita Togliatti per scagliarlo come un sampietrino contro il Movimento 5 Stelle, mentre insomma la politica ancora una volta trova la sua misura nella dismisura, si scorge una punta di satira discreta e persino una certa ironia. E viene in mente che, magari, chissà, la Nemesi non è la dea della Vendetta, ma della Rivelazione.
Ecco infatti che Luigi Di Maio, la faccia più pulita e sbarbata del Movimento, leggendo ieri i giornali al mattino è stato colto da quello stesso genere d’inquietudine che sempre agita coloro i quali vedono il loro nome inzigato nel regno labirintico delle intercettazioni telefoniche diffuse a mezzo stampa. E così proprio lui, lo stesso Di Maio che a gennaio del 2014 aveva chiesto un atto d’accusa, pensate, contro Giorgio Napolitano per le fantasmatiche intercettazioni sulla Trattativa-stato mafia, lo stesso di Maio che aveva sorriso mentre Grillo definiva “manichino senza dignità” il ministro Orlando che si accingeva alla regolamentazione degli ascolti telefonici, proprio lui, ieri – Vendetta o Rivelazione? – ha d’improvviso scoperto il garantismo (peloso) e l’insinuante potere di una conversazione telefonica stipata tra le righe di un articolo di giornale. “Tanti quotidiani anche importanti stamattina affermano che io sarei stato a conoscenza della questione legata al ricatto a Rosa Capuozzo già da novembre”, ha detto Di Maio. “E ciò lo desumono da una riga di intercettazioni in cui il sindaco di Quarto afferma di avermi ‘avvertito’. Ma di cosa?”. Ma di cosa?, si chiede il povero Di Maio, facendo uso dell’aggettivo “strumentale” affiancato alle parole “stralci d’intercettazione” – proprio come hanno fatto negli ultimi anni buona parte dei politici intercettati d’Italia – mentre televisioni e quotidiani, siti internet e social media, intanto lo inchiodano alla retorica furbizia del fesso in buona fede, comica e micidiale figura.
[**Video_box_2**]Ma il suo dramma è che ai tempi del moralismo politico semplificatorio che a testa bassa non sopporta le mediazioni e le articolazioni complesse, né tanto meno le sfumature e le minime grazie civili, insomma ai tempi della grammatica di Beppe Grillo (e dello stesso di Maio), nessuno è innocente. E siamo sempre lì, alla Nemesi: Vendetta o Rivelazione? Nemmeno lui, nemmeno il puro Di Maio, nemmeno l’angelo sterminatore di ogni casta può essere innocente, come si vede. E così, alla fine, questa miserabile vicenda di Quarto, con la presunta infiltrazione camorristica, con il solito groviglio di intercettazioni e di strumentalizzazioni, d’insulti e d’imbonimenti, con l’espulsione del sindaco Capuozzo avvenuta ieri perché Grillo, come ha scritto l’ex intellettuale organico del M5S Paolo Becchi, dopo averla difesa “ha sentito sulla sua pelle la sferza morale di Roberto Saviano” – ed ecco che da un fondo remoto torna Nenni con “il puro più puro che ti epura” – diventa una favola moderna sulla miseria dei tempi: l’apologo di un mondo inesorabile che si smarrisce nel proprio moralismo. Ed era infatti evidentemente smarrito anche il povero Di Battista, quando ieri su Facebook sembrava quasi dar ragione a Silvio Berlusconi, e dunque alludeva alla trama politica come inquietante rovescio del ricamo giudiziario e quasi denunciava un complotto, ma ancora più grande, un’ordalia fantastica in cui tutti sono coinvolti, i giornali, le televisioni, il governo, anche la destra che sta all’opposizione e forse persino i magistrati, dunque quel Woodcock che pure (Nemesi) fu l’eroe pirotecnico della moralizzazione nella tivù di Stato con Vallettopoli: “Ragazzi siamo sotto attacco, resistiamo e rilanciamo. Che pensavate che sarebbe stata facile buttare giù un sistema così ingiusto? Coraggio!”.
E insomma i grillini – che ora denunciano, nientemeno, una “macchina del fango” organizzata contro il popolo a 5 stelle – tagliavano i piedi ai problemi lunghi e tiravano il collo a quelli corti, e adesso hanno realizzato un paradosso forse salvifico per tutti, un favoloso cortocircuito in cui i moralismi d’Italia all’improvviso si sciolgono, si azzuffano – persino Henry John Woodcock che manda i carabinieri mentre Cantone quasi assolve il sindaco di Quarto – ed esplodono trascinandosi l’un l’altro in un pozzo di contraddizioni, che forse, chissà, finalmente spurga l’Italia dei giustizieri e della purezza forzosa, e lascia in mutande il paese che ha sempre l’acquolina moralista in bocca. Viva la Nemesi, dunque. Viva la Rivelazione!