Lode a Cuffaro, applausi a Giachetti
IMMENSO TOTO'
Salvatore Cuffaro, ex governatore della Sicilia, ha dato a Matrix la prima intervista televisiva da uomo libero. Luca Telese ha avuto il coraggio di una scelta che in rete è stata accolta anche con curiosità e interesse e non solo con l'ovvia indignazione maleodorante e le invettive dei soliti ottusi.
Totò è piaciuto. Sincero ed efficace nel descrivere tranche de vie di questo mondo uscito da tempo dal pubblico interesse e del quale la politica, ad eccezione di Marco Pannella e dei Radicali, non si ricorda nemmeno a Natale.
Cuffaro ha detto di aver vissuto tutti questi anni con assassini mafiosi spacciatori e ladri e gli è rimasta dentro la loro umanità. In carcere la parola cornuto non esiste, tutto ciò che evoca la famiglia è dolore. Ha cambiato quaranta “colleghi di cella”, (compagni di cella, compagni gentile Totò, non tema per questo di essere scambiato per un vecchio comunista), nel suo reparto ha visto morire quattro detenuti. Aveva pregiudizi, pensava che quando fai la doccia ti sodomizzano, invece non è vero niente. Lo spirito di comunità vuole che ci si renda utile come si può e anche scrivere lettere di amore per le trans lo è. Non è mai riuscito a capire, l'ex uomo potente di Sicilia, perché le sedie siano sempre senza spalliera né perché il governo che abolisce l'Imu decide di raddoppiare l'affitto che ogni detenuto deve pagare ogni mese allo stato.
E' entrato che pesava 115 chili e a mala pena riusciva ad accavallare le gambe, oggi ne pesa 81, è un figurino. Un giornalista (del Fatto) con la solita tracotanza con cui ci rivolgiamo ai potenti caduti in disgrazia gli dice che all'evidenza ha fatto meglio come detenuto che come politico. Lui non s'è per niente offeso e si è detto d'accordo.
Con la politica, passione di una vita, ha smesso per sempre.
A Cuffaro: voto 10 e lode. E 10 a Luca Telese.
VIVEMENT GIACHETTI
Il vice presidente della Camera Roberto Giachetti correrà alle primarie del Pd per il sindaco di Roma. E' vagamente introverso, solitario, spigoloso: è competente, sa sempre di cosa parla, ha passione, la politica l'ha vissuta anche sulla pelle, ha lunga esperienza, prima con i Radicali, poi con la Margherita e con Francesco Rutelli di cui è stato capo di gabinetto al Campidoglio. Da qualsiasi parte lo si prenda è il meglio che possa esprimere oggi la politica nella capitale (voto 10).
Accanto a lui c'è già una task force di giovani esperti in vari campi, Romapuoidirloforte, coordinata da Tobia Zevi, consigliere di Gentiloni alla Farnesina, terranno il 28 una sorta di Leopolda alla Galleria Sordi.
Dopo l'ingloriosa fine del mandato di Ignazio Marino, Rutelli aveva detto che la situazione a Roma è talmente degradata che solo cento persone, di chiara fama e competenti ognuno in un settore ben preciso e con responsabilità definite, potranno riuscire nell'impresa di governarla. Rutelli ha ragione, (voto 9): la scelta di Giachetti era quasi obbligata e dovrebbe essere scontata la vittoria alle primarie con l'appoggio di Orfini e Zingaretti il secondo. Ma non sarà facile vincere le elezioni che contano e dimostrare che anche quando hanno il vento in poppa i Cinque Stelle arrivano sempre 3. .
SULL'ODIO IN POLITICA 1
Il problema è che tra Pd e grillini è guerra asimmetrica, scambio ineguale: gli elettori a Cinque Stelle odiano il partito democratico e i dirigenti, a cominciare da Grillo, non si fanno problemi a sparare contumelie, a vomitare veleno, a volte anche divertenti come l'hashtag di questi giorni, “ti mandolapicierno” (voto 8, bisognava pensarci). La base del Partito democratico invece, ammicca, si sente in parte attratta dalla promessa di fare piazza pulita dei M5s, la cosa spinge i dirigenti del Pd ad inseguire gli altri sul loro terreno. Quarto Flegreo è stato un caso da manuale: quando non si ha un proprio terreno su cui combattere meglio non dare battaglia, su quello scelto dall'avversario sicuramente si perde.
SULL'ODIO IN POLITICA 2
Si sono parati davanti al paese in tre e in streaming, quasi un'imboscata: Di Maio Di Battista e Fico intercambiabili e indistinguibili come Qui Quo e Qua. Di Maio dice: io e Fico non sapevamo nulla di quanto stesse accadendo a Quarto, Fico dice: io e Di Maio non sapevamo nulla di quanto stesse accadendo a Quarto. Di Battista l'unico a non essere del luogo annuisce ora all'uno ora all'altro, come quei vecchi cani che si mettevano sui lunotti posteriori delle auto a dondolare la testa.
Minacciano querele, fanno di tutto per sembrare unitissimi. In realtà si vede a occhio nudo che si odiano. Se anziché vestiti da bravi maschietti con sfumatura alta si fossero presentati travestite da Sorelle Bandiera, allora sì che sarebbero stati credibili: una botta di anca e fatti più in là.
SULL'ODIO IN POLITICA 3
Solo l'odio nei confronti dell'uomo solo al comando può fare salire sulla stessa barca, Berlusconi e Zagrebelsky, Brunetta e Vendola, Fassina e Salvini, Landini e la Meloni e da ultimo (questo sì un vero scandalo e voto 2) Magistratura democratica: la coalizione dei refrattari si appresta alla campagna di autunno per respingere le riforme costituzionali del governo. Contro il partito della nazione, la rogue nation.
LA SQUADRETTA
Berlusconi a forza di mandare messaggi in video conferenza si è come rinvigorito. Dice che gliela farà anche questa volta, che terrà il centro destra unito e risalirà la china, con lui la risalirà Forza Italia e lascia intendere che arriverà davanti la Lega e si riprenderà la leadership della coalizione. Vero è che nulla è impossibile in politica. Per vincere pare che il Cav. abbia indetto preselezioni e selezioni di giovani volti nuovi da mandare nei talk show a recitare i primi sei punti del programma, più o meno quello del 1994, mentre si parla di due fior di candidati per le amministrative di Roma e di Milano. Dice che sta mettendo su una bella squadretta: e noi che si sperava che stesse parlando del Milan.
A tanta rinascita lavoriamo in parallelo e nel nostro piccolo anche noi del Foglio: s'è chiesto ai lettori di proporre nomi e soluzioni per salvare la destra dal salvinismo. Ieri molte lettere e nomi. Il sindaco di Perugia l'avvocato trentasettenne Andrea Romizi, molto quotato. Nicola Porro sempre più elegante, come Mara Carfagna. Florindo Rubbettino, eccellente editore di Calabria. Serena Sileoni, vice direttore dell'Istituto Bruno Leoni. O ancora Antonio Martino, Carlo Pelanda, Giulio Sapelli con raccomandazione pressante di coinvolgere anche Pier Luigi Ciocca. In fine Sergio Marchionne. Tutte eccellenze indiscutibili. Come diceva il nonno, la colpa non è mai di chi viene scelto ma di colui che sceglie.