Federico Pizzarotti

Il caso della scissione dei grillini di Parma e la loro impossibilità di dirsi davvero diversi

Marianna Rizzini
Nella città di Pizzarotti i Cinque Stelle si ritrovano addirittura sdoppiati, come capitava ai partiti ex-post-neo-comunisti dopo la Bolognina

Roma. “A Parma lotta intestina nel M5s”, è il titolo della notizia, ed è una notizia che deve fare uno strano effetto prima di tutto agli occhi dei Cinque Stelle medesimi. Doveva essere, infatti, il Movimento Cinque Stelle, un non-partito, il contrario del partito: nessuna corrente, nessuna lotta intestina e di potere interna, decisioni prese in armonia, con ognuno che dice la sua ma alla fine ci si rispetta e si resta tutti in pace sotto lo stesso tetto. Scissioni? Roba non nostra, si pensava tra i Cinque Stelle che credevano all’utopia delle origini, ben presto assalita dalla realtà proprio a Parma, l’avamposto conquistato ancora prima di giungere in Parlamento, con la vittoria di Federico Pizzarotti nel 2012.

 

Già Pizzarotti in persona, governando, si era accorto che alcuni purismi à-la-Casaleggio non si potevano sostenere quando si aveva a che fare con la mobilia (bilanci, inceneritori, cittadini inferociti). Non a caso Pizzarotti è il sindaco noto per l’opinione costantemente divergente, e per essere stato varie volte sull’orlo della scomunica. E però ora succede che a Parma i Cinque Stelle si ritrovino addirittura sdoppiati, come capitava ai partiti ex-post-neo-comunisti dopo la Bolognina. Ci sono infatti, ora, due gruppi a Cinque Stelle in Consiglio comunale a Parma, uno al governo (con Pizzarotti), l’altro all’opposizione (i consiglieri Nuzzi e Favani hanno formato un gruppo a Cinque Stelle uguale e contrario. Vorrebbero usare il simbolo, ma dalla casa madre pizzarottiana dicono: no, allora dovevate dimettervi).

 

[**Video_box_2**]Il sindaco ha chiesto al Direttorio nazionale di pronunciarsi sulla questione, ribadendo che “la maggioranza non ha correnti”. E però la scissione è lì, che fluttua nell’aria, più che altro come prova dell’impossibilità di dirsi davvero diversi.

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.