Chi è Benedetta Rizzo, candidata trasversale per la segreteria tecnica a Chigi
Del doman non v’è certezza, delle nomine governative men che meno, ma è un fatto che da qualche giorno, nei Palazzi, un nome più degli altri ricorre tra quelli dei possibili candidati alla carica di capo della Segreteria tecnica di Matteo Renzi (al posto del dimissionario Giovanni Palumbo)
Del doman non v’è certezza, delle nomine governative men che meno, ma è un fatto che da qualche giorno, nei Palazzi, un nome più degli altri ricorre tra quelli dei possibili candidati alla carica di capo della Segreteria tecnica di Matteo Renzi (al posto del dimissionario Giovanni Palumbo). E il nome, che a Roma non passa inosservato, è quello di Benedetta Rizzo, donna di carriera all’anglosassone (nel senso degli studi internazionali e del posto non-fisso) e di solide esperienze in comparti chiave, attualmente al vertice gestionale della società di comunicazione Hdrà, ma anche ex consulente per la comunicazione a Raicom, ex super-organizzatrice al Coni, e prima ancora a 2-Net, e soprattutto storico ex braccio destro di Enrico Letta, con incarichi istituzionali, fin dai tempi della prima esperienza di Letta come giovane ministro (nel 1998), e poi giù giù (o su su) lungo i governi D’Alema e Prodi II, con Letta di nuovo ministro e poi sottosegretario, e con Rizzo che, dal 2005 in poi, diventava presidente e motore di VeDrò, il think-tank bipartisan di cui tanto si parlò prima del governo Letta. Si dà il caso, infatti, che molti renziani del futuro allora frequentassero il pensatoio lettiano, e ogni volta che i destini degli ex ospiti e organizzatori di VeDrò si incrociano, c’è sempre qualcuno che, a torto o a ragione, ci vede la mano della Nemesi o del Destino (della serie: “era già tutto scritto”, ché a VeDrò Matteo Renzi ci andava, e da un certo punto di vista appariva molto simile a quei lettiani così poco lettiani nella flemma, e a quei non necessariamente lettiani così energici che discutevano di come fare l’Italia, in molti casi facendola già – “erano forse tutti renziani embedded?”, si domanda oggi sorridendo oggi un partecipante di allora).
E così, adesso, a sentir circolare il nome di Benedetta Rizzo per l’alto incarico, c’è chi, nei Palazzi, pensa subito che è un cerchio che si chiude, anche se per la verità dal Palazzo principale (Palazzo Chigi) nulla trapela. C’è però che Benedetta Rizzo – figlia del giornalista della Stampa Aldo, studi politici alla Luiss, con tesi sulle frontiere e apprendistato in Relazioni internazionali negli ambienti di Limes (Lucio Caracciolo) e in Arel e al CeSpi, il centro studi problemi internazionali (ed ecco perché l’incontro con Enrico Letta) – ha dalla sua non solo il curriculum (è anche esperta di web, e con Letta a Palazzo Chigi ha coordinato l’Agenda Digitale con Francesco Caio), ma pure “l’inarrivabile fama”, raccontano numerosi testimoni oculari nella capitale, “di networker totale ed estrema”, al punto che da un appuntamento o da una riunione con Benedetta Rizzo, così si narra, si può uscire solo e soltanto avendo conosciuto come minimo almeno altre dodici persone, ed avendo appreso brevi cenni su mondi di cui neppure si sospettava l’esistenza. E lei, Benedetta, madre di due figli, ex compagna di Francesco Boccia e di Antonello Piroso, capelli rossi, carnagione chiarissima e piglio manageriale, pare in qualche modo dominare il turbinio della mondanità lavorativa e non – e a VeDrò era nota per compensare gli eccessi di seriosità di Enrico Letta, che tra Risiko e Subbuteo poteva anche ritenersi soddisfatto, per mezzo dei famosi (o famigerati, a seconda dei gusti musicali) concerti vintage nella ex centrale idroelettrica: molto Cugini di Campagna, ma anche molto Spandau Ballet.
E però anche senza VeDrò Benedetta Rizzo, che non è mai stata parlamentare ma che ha molti più contatti e spesso anche più abitudine al dialogo trasversale di un parlamentare medio, continua a organizzare dei VeDrò-clone cui gli invitati e anche i non invitati partecipano anche per via dell’astinenza rispetto all’evento originario (e abolito) di fine estate: al Coni l’incontro annuale trasversale è stato chiamato KickOff, era presentato come “luogo di elaborazione e produzione di idee e contenuti…spazio informale, interattivo, trasversale e coerente rispetto alle esperienze e alle dinamiche contemporanee”, e c’era chi ci voleva andare a tutti i costi, pur non capendo nulla di calcio e neanche di sport, solo perché – e il nome faceva fede – organizzava Benedetta Rizzo.