Francesca Archibugi (foto laPresse)

Cara Archibugi, non faccia la Moretti

Maurizio Crippa
Si può provare nostalgia, o anche no, de gustibus, per la voce chioccia e il sarcasmo di Nanni Moretti, quando comiziando a piazza Navona mitragliò il suo celebre “con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai”.

Si può provare nostalgia, o anche no, de gustibus, per la voce chioccia e il sarcasmo di Nanni Moretti, quando comiziando a piazza Navona mitragliò il suo celebre “con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai”. E profetizzò che “per vincere dovranno passare tre o quattro generazioni”, perché la sinistra non sapeva più parlare a “testa anima e cuore delle persone”. Non sono passate generazioni, ma forse un’èra geologica sì, sta di fatto che una sinistra al governo c’è, anche se non è quella che Moretti aveva in mente. Ma, dicevamo, si può avere nostalgia per il suo stile tribunizio.

 

Soprattutto se il salto di generazione, tra cinema e impegno politico, porta dall’anima bella Moretti a Francesca Archibugi, anima candida. La quale, in un’intervista in cui si parlava di Roma ed elezioni, se n’è uscita con l’accusa preferita dei puri di cuore: il caro Partito democratico era una bella idea, ma si è “infettato seriamente e profondamente”. Non come il vecchio Pci (sempre di Roma, immaginiamo), ché “il Partito comunista era un partito romantico, operaio e intellettuale. E questa aura non c’è più. E’ stata succhiata via tutta, come una caramella”. Invece il partito nipotino ora “ha imbarcato cascami corrotti da altre formazioni politiche”. Che è la solita, vecchia accusa di aver fatto politica nelle condizioni date. E chissà dove l’aveva visto Archibugi, forse nel cinema-macchina dei sogni, il suo Pci romantico e intellettuale. A Roma? Così adesso, dice, nel Pd ci sono ancora “molti bravi amministratori e bravi politici”, ma “come uscirne? Non lo so”. Magari smettendola di fare il cinema,  tanto per cominciare.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"