Il procuratore capo di Torino Armando Spataro (foto LaPresse)

Quello che non ricorda il procutatore Spataro sulle intercettazioni

Annalisa Chirico
In una circolare il procuratore capo di Torino vieta quel che è già vietato. Repetita iuvant, certo, ma colpisce il riferimento ai servizi segreti perché proprio il dottor Spataro rappresentava la pubblica accusa nel processo Abu Omar. E lì le intercettazioni furono pubblicate.

Al direttore. Mirabile iniziativa quella della circolare sulle intercettazioni a opera del procuratore capo di Torino Armando Spataro. Nel testo si fa esplicito riferimento al divieto di trascrivere nei brogliacci "eventuali intercettazioni e dati inutilizzabili perché riguardano conversazioni dell'imputato con il suo difensore, perché attengono agli 007, perché ricadono in quelle proibite dal codice del Garante della privacy".

 

In sostanza, si vieta quel che è già vietato, repetita iuvant. Colpisce però il riferimento ai servizi segreti perché, se la memoria non mi inganna, il dottor Spataro rappresentava la pubblica accusa nel processo Abu Omar, quello che ha portato alla sbarra l'ex capo del Sismi Nicolò Pollari e decine di agenti italiani e statunitensi, unicum mondiale, con la spensierata pubblicazione di conversazioni e utenze telefoniche, secondo unicum mondiale, inserite fin dentro gli atti giudiziari senza omissis, a uso e consumo della stampa.

 

Se la memoria non mi inganna, intervenne la Consulta che, tra le altre cose, ribadì l'obbligo di riservatezza circa gli interna corporis dei servizi segreti. Forse si rivolgeva agli avvocati della difesa. Saluti

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