Monica Cirinnà (foto LaPresse)

Sulle unioni civili si decida col referendum, prima che lo facciano le procure

Claudio Cerasa

Cirinnà e Pd. Le adozioni in un modo o in un altro ci saranno. Con una consultazione popolare saremo noi a decidere. Senza, saranno le procure a farlo al posto nostro.

Non succederà perché la frittata è fatta e perché far fare alla legge sulle unioni civili la stessa fine fatta da Monica Cirinnà, ovvero ritirarsi dalla politica, sarebbe una sconfitta per il segretario del Pd ed è difficile che a questo punto del percorso Matteo Renzi si faccia sfuggire l’occasione d’oro di scaricare sul 5 stelle la responsabilità dello stralcio delle stepchild adoption e di ottenere così un doppio risultato (“compagni, io c’ho provato, la colpa è di Grillo”, “amici cattolici, la legge è come volevate voi, niente adozioni, ok?”). Non succederà, dunque, ma è bastato un piccolo passaggio parlamentare per dimostrare non solo che il Pd non ha i numeri per approvare una legge delicata come quella sulle unioni civili ma che di fronte a un dossier così importante affidarsi ai voti segreti, ai canguri, ai cavilli, alle alleanze con i partiti con i quali è impossibile fare alleanze è una scelta non solo rischiosa ma semplicemente sbagliata.

 

Lo abbiamo detto dal primo minuto. Se il Pd vuole una legge che introduca il matrimonio tra persone dello stesso sesso e crede sia giusto che vi sia una norma, come quella sulle adozioni, che potrebbe aprire la strada giurisprudenziale alla possibilità che vengano in futuro equiparati ai figli naturali anche i figli nati da utero in affitto occorre non girarci attorno, chiamare le cose con il loro nome, fare una battaglia a viso aperto e dare la possibilità agli elettori di confrontarsi su un tema cruciale. Non solo per mettere al riparo la legge dai piccoli e surreali giochi di prestigio legislativi ma anche per evitare che un domani un provvedimento pasticciato come il Cirinnà venga interpretato e integrato allegramente non dal legislatore ma dalla stessa magistratura che da tempo ha deciso di applicare a proprio piacimento una legge, come quella sulle stepchild adoption, che non è stata ancora approvata. Il punto è proprio questo: se l’esperienza ci dice che la politicizzazione della magistratura è arrivata a un livello di guardia così elevato da aver permesso alla magistratura stessa di indossare senza scandali le vesti del legislatore, come si può accettare che sia la magistratura, un domani, e non il legislatore e non l’elettore, a interpretare in modo evolutivo una legge come la Cirinnà che, non chiamando le cose con il loro nome, nasconde nei cavilli di un ddl il seme di una rivoluzione culturale? Fare un referendum, di per sé, non è un modo per immunizzare una legge dall’intervento della magistratura, basti ricordare il referendum sulla responsabilità civile, ma è comunque un modo per far sì che, almeno sui diritti civili, la supplenza della magistratura non prevalga sull’azione della politica.

 

[**Video_box_2**]Ieri il Pd ha scelto di prendere tempo e di rinviare a martedì la discussione in Aula sul ddl Cirinnà. L’articolo 5, quello che riguarda le adozioni, è destinato a essere stralciato ma è inutile illudersi: qualsiasi cosa decida il Parlamento sarà poi la magistratura a integrare e a rafforzare la legge. Se la legge sulle unioni civili verrà approvata, con o senza adozioni, sarà introdotto anche il principio dell’omogenitorialità. E introducendo il principio dell’omogenitorialità tutto ciò che tenderà a discriminare la famiglia omosessuale da quella eterosessuale verrà sanzionato. Le adozioni, dunque, in un modo o in un altro ci saranno. Con un referendum saremo noi a decidere. Senza referendum saranno le procure a farlo al posto nostro. Cosa fare? Non approvare questa legge. Introdurre una norma che consenta il referendum propositivo. Una legge serve. Ma non serve regalare i diritti civili a un procuratore a caso della Repubblica italiana.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.