Chi è Virginia Raggi, la candidata del M5s a Roma, un po' "buon padre di famiglia" e un po' Hillary de' noantri
Roma. Alla fine il candidato sindaco a Cinque Stelle c’è, ed è Virginia Raggi, vincitrice delle comunarie online con 1.764 voti, già consigliere comunale di M5s, avvocato e madre di un bimbo. C’è, il nome uscito dalle duecento e passa autocandidature grilline, ed è il nome favorito della vigilia (anche nel mondo in teoria autarchico e anarchico della rete pesa la sponsorship dei 'big', in questo caso di Alessandro Di Battista, sogno proibito dei Cinque Stelle romani che lo volevano sindaco, non fosse stato già deputato). Ed è anche, quello della vincitrice di ieri, il nome più mediatico tra quelli in lizza nella gara internettiana. Virginia Raggi, infatti, che dopo il primo turno di votazioni si era mostrata motivata a “governare” da cittadina semplice (con nuove idee, trasparenza e buon senso di chi già gestisce una famiglia, aveva detto), aveva lanciato la sfida ai colleghi al grido di: “Solo con i nostri dirigenti onesti possiamo invertire la rotta… dall’esterno ci accusano di non aver esperienza”, ma se “la macchina si è inceppata gravemente” solo chi non è legato ai partiti coinvolti in Mafia Capitale può sbloccarla.
Mediatica come figura, rispetto ai colleghi, Virginia Raggi lo è per vari aspetti: in tv si presenta con la calma e la presentabilità non esagitata di un Luigi Di Maio (che veniva però considerato supporter dell’ex consigliere e candidato sindaco di Roma di M5s nel 2013 Marcello De Vito), alle conferenze stampa si descrive come attivista da “banchetto” per strada, in piazza o nei forum online viene lanciata nell’agone come una sorta di Hillary Clinton de’ noantri (Di Battista dice: “E’ tempo che sia una donna a guidare Roma). Tra i candidati usciti dal cilindro della rete (con beneplacito casaleggiano), Raggi è quella meno rischiosa quanto a gaffes e colpi di testa (non parla di scie chimiche, si confronta con una certa pacatezza). Poi c’è la corsa vera, ci sono gli avversari esterni, e c’è quel programma a Cinque Stelle (sempre votato online dagli attivisti) ancora intonso, e non assalito dalla realtà. Basterà, ai Cinque Stelle, tenere alto il vessillo del “noi siamo quelli estranei a Mafia Capitale, noi siamo quelli che salveranno l’immagine di Roma”?
[**Video_box_2**]Basterà, nel momento in cui si dovrà davvero giocare (per non dire governare), dire (come dice Raggi), “qualcuno ha provato a cancellarci, speculando sulle nostre spalle”, ma che “ora è il momento di prenderci la nostra rivincita”, “possiamo tornare ad essere città del mondo ed è il momento di riprenderci la nostra storia”, e “Mafia Capitale ci ha dimostrato che a Roma la vera politica non la fanno i partiti, ma i cittadini romani, quelli che si svegliano alle 5 del mattino ogni giorno e attendono ore prima che passi l'autobus che li porti a lavoro… le mamme che si fanno in quattro per trovare un asilo pubblico decente per il proprio bambino, i commercianti, i liberi professionisti, gli artigiani che pagano le tasse più alte d'Italia ricevendo servizi scadenti”? Intanto, si sa che Virginia Raggi, da oggi, dovrà vedersela con Guido Bertolaso, Alfio Marchini, Francesco Storace, Stefano Fassina e con il candidato che uscirà dalle primarie del centrosinistra (Roberto Giachetti? Roberto Morassut?).