Perché Berlusconi gongola di fronte al mini nazareno Renzi-Verdini
Ci sono due modi di ragionare sulle conseguenze dell’amore tra Matteo Renzi e Denis Verdini. Il primo modo è quello di seguire il dibattito interno al Pd e andare appresso alle richieste di chiarimenti (congresso, congresso!) che arrivano dalla minoranza del Pd, minoranza che evidentemente considera uno scandalo il fatto che un governo guidato da un partito che non ha la maggioranza per governare al Senato sia continuamente (scandalo, scandalo!) alla ricerca di voti utili per sostenere l’esecutivo al Senato. Alla sinistra del Pd si potrebbe far notare che se non si vogliono i voti di Verdini (Ala) si è sempre in tempo per andare con Bersani a consultare Wwf e Touring Club per provare a formare un governo del cambiamento con Grillo, ma se ci ricordiamo bene l’esperimento di governare con Casaleggio & Di Maio non è mai riuscito alla perfezione e dunque è possibile che l’unica ragione per cui la minoranza del Pd chiede un congresso anticipato è che la sinistra del partito teme che Renzi vada a votare il prossimo anno senza passare per il congresso e presentandosi alle elezioni con gli attuali e schiaccianti – per Renzi – equilibri nel partito.
Più che il Pd, però, il vero elemento di interesse che emerge dall’amore tra Matteo Renzi e Denis Verdini, e qui arriviamo al secondo punto del ragionamento, è che mentre nel Pd ci si dispera per l’avvicinamento tra il Renzi e il Verdini c’è qualcuno che invece, pur non essendo coinvolto nell’abbraccio amoroso, non si indigna e non si dispera pur avendo in teoria, a fronte di un governo che si rafforza, molte ragioni per indignarsi e disperarsi. Anzi, il sospetto, nemmeno troppo malizioso, è che pur non essendo coinvolto nell’abbraccio amoroso, Silvio Berlusconi in qualche modo si senta partecipe del piccolo capolavoro dell’amico Denis, che forse è anche un capolavoro di Silvio Berlusconi. Con Denis che appoggia Renzi, Berlusconi ha la possibilità di prendere tempo, di riorganizzarsi, di reclutare nuove leve, di rottamare la sua classe dirigente, di fondare un nuovo partito, di far detonare il salvinismo, di far esplodere il grillismo, di attendere con calma la sentenza della Corte di Strasburgo sulla legge Severino, di provare a costruire una coalizione capace di essere competitiva nel 2018, di coltivare tramite i suoi ambasciatori un rapporto non conflittuale tra le proprie aziende e il governo e di muoversi sul terreno dell’opposizione senza avere sulla coscienza la bocciatura di alcune riforme che se il Nazareno fosse ancora in piedi Berlusconi forse avrebbe votato (unioni civili comprese, forse). La rottura tra Verdini e Berlusconi c’è stata, naturalmente, ed è stata netta e rotonda. Ma si può dire che quello che fa oggi il nostro amico Verdini convenga solo a Renzi e non convenga in buona misura anche a Berlusconi?
[**Video_box_2**]Quel che farà Verdini nel futuro con il suo partito è tutto da capire. Può darsi che alla fine si formerà un piccolo blocco di centro, con Alfano, Tosi e gli altri, che porterà acqua al mulino del renzismo. Può darsi (più difficile) che alla fine qualcuno torni alla base nel centrodestra. Può darsi (ancora più difficile) che non succeda nulla e che con la fine della legislatura finisca anche l’abbraccio tra Renzi e Verdini. Tutto può succedere. Ma la presenza di un mini Nazareno in campo, che per la gioia di Berlusconi sta non solo allungando la legislatura ma anche gioiosamente dilaniando l’anima del Pd, non è un regalo solo per Renzi ma è un regalo anche per chi, come Berlusconi, vive nella felice condizione di aver rotto il patto del Nazareno senza però pagarne le conseguenze, almeno per ora.