Riflessioni sul rischio che i giovani del Pd corrono di autorottamarsi con le primarie
A candidarsi per l’incarico di leader degli under 30 dem sono stati due giovani turchi: Mattia Zunino, responsabile formazione politica e diritti della precedente segreteria e Dario Costantino, presidente della struttura studentesca del partito. Sin dalle prime battute congressuali Costantino ha lamentato i passaggi formali della competizione, in modo particolare le modalità di iscrizione e votazione tra le quali l’obbligo di pagamento via carta di credito intestata al richiedente di 2 euro anche se minorenne per chi si iscrive all’albo degli elettori, il vincolo di voto nella città di residenza anche per i fuorisede, la mancata conoscenza, fino al giorno prima del voto, dell’ubicazione dei seggi. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso a pochi minuti dal voto che ha portato Costantino a ritirare la candidatura e denunciare che “il tesseramento è largamente lacunoso, a tratti evidentemente falso. Abbiamo chiesto verifiche per tempo, ma niente. Dall'albo degli aderenti sono stati eliminate, nelle ultime 48 ore, migliaia di adesioni, ragazzi con la ricevuta in mano, mentre centinaia di iscrizioni in blocco sono rimaste in piedi”, mentre dalla commissione nazionale di garanzia veniva risposto che “di tutti gli aderenti sono stati eliminati solamente quelli presenti in due comuni su tutta Italia. Precisiamo inoltre che le anagrafi sono quelle certificate ed inviateci dai livelli regionali dei Giovani democratici e dal responsabile nazionale del tesseramento”.
Un vero caos, ma c’era da aspettarselo tra due candidati che, almeno dalla lettura delle mozioni, avevano in comune solo la passione verso Bertolt Brecht, oltre che alla vicinanza a Matteo Orfini.
Il risultato uscito fuori dalle urne è stato “bulgaro”: 20.561 voti per Zunino e 4.423 per Costantino.
Nelle prossime ore Zunino, che sin dall’inizio della competizione era in largo vantaggio sul suo competitor, dovrà mettere assieme i cocci rinvigorendo la più grande giovanile italiana che difficilmente incideva nel dibattito politico interno ed esterno al Pd, sanare evidenti contraddizioni che arrivano dal voto che ha visto, ad esempio, 564 votanti in tutta la Lombardia rispetto ai 5.156 elettori della Calabria, ma soprattutto spiegare allo stesso partito perché valga la pena, nonostante gli ultimi tumulti, avere in piedi un movimento giovanile.
L’editoriale titolato “Ha ancora senso mantenere una giovanile?” sul giornale di partito, L’Unità, e soprattutto la mancanza di menzioni di Renzi e del suo portavoce Sensi-@nomfup verso il neoeletto segretario, fanno proprio pensare che una resa dei conti sull’utilità dei Giovani democratici avverrà presto.