Emiliano dice “il mare sono io!”, attacca le trivelle e dimentica le fogne
Roma. “Trivellare il nostro mare è una vergogna e una follia”. “Respingiamo l'idea che si possa trivellare il nostro mare, trovare eventualmente il petrolio e mettere a rischio la pesca, il turismo, la qualità delle acque”. La tutela del mare è uno dei principali argomenti della campagna referendaria No Triv e in particolare del suo frontman, il presidente della Puglia Michele Emiliano, che su Twitter dice: “Io sono il mare. Il 17 aprile vota sì. Per favore”. In un confronto televisivo, di fronte all’incredulo economista Giulio Sapelli, Emiliano è arrivato a dire che “il mare pugliese è dei pugliesi” e pertanto il presidente della Puglia ha il dovere di tutelarlo dalle trivelle.
C’è naturalmente tanta propaganda, come in ogni competizione elettorale, attraverso argomenti di forte impatto emotivo che nulla hanno a che vedere con il quesito referendario. Ma prendendo sul serio il tema sollevato da Emiliano sul mare come patrimonio naturale, economico e turistico da tutelare, ci si rende conto che il primo problema delle acque pugliesi non sono le trivelle, ma le inadempienze della regione, l’istituzione presieduta da Emiliano. Come nel resto d’Italia, il principale fattore di inquinamento delle coste e dei mari è la mancata depurazione delle acque. Secondo i dati del “Report sulla depurazione” della regione Puglia di pochi anni fa, circa il 25 per cento dei pugliesi scarica i reflui senza che vengano depurati; si tratta di quasi un milione e mezzo di “abitanti equivalenti” (sono inclusi turisti e visitatori). E solo il 57 per cento degli agglomerati superiori ai 2mila abitanti ha un sistema fognario adeguato alle direttive europee. Dei 187 depuratori attivi, secondo il rapporto “Lo stato della depurazione in Puglia” di Legambiente, 52 risultano non conformi per almeno un parametro.
Ma la criticità più importante riguarda i “recapiti finali”, perché ci sono circa dieci impianti non a norma che continuano a scaricare direttamente nel sottosuolo, rischiando di inquinare le falde acquifere. Addirittura 36 impianti sono sottoposti all’attività giudiziaria. L’ultimo caso è quello di Martina Franca, dove la “totale inadempienza” dell’Acquedotto pugliese, che produceva elevati livelli d’inquinamento, ha portato al sequestro del depuratore. Tutte queste criticità sono oggetto di diverse procedure di infrazione avviate dall’Unione europea.
Il problema principale sono i depuratori che scaricano direttamente a mare, per una quota pari al 16 per cento dei recapiti totali. La regione Puglia aveva avviato anche un nuovo progetto di depurazione nella zona di Manduria, fortemente contestato dalla popolazione, che prevedeva di scaricare direttamente in mare tonnellate di liquami in uno dei litorali più belli del Salento, tra due aree marine protette. C’è da dire che Emiliano, appena eletto, ha bloccato il progetto che comunque era stato ideato e approvato dal suo predecessore Nichi Vendola, un altro che, con il suo partito Sinistra Ecologia e Libertà, vuole difendere la pulizia delle acque pugliesi da trivelle che non si vedono. E ci sono zone che non hanno avuto la stessa fortuna di Manduria. In un’altra riserva marina nel brindisino, Torre Guaceto, si scaricano le fogne a mare da tempo.
Secondo il rapporto Goletta Verde di Legambiente, che monitora l’inquinamento dei mari, in Puglia un campionamento su tre presenta cariche batteriche fuori norma: “Al centro della nostra analisi ci sono gli scarichi non depurati che arrivano in mare, problema su cui occorre dare un segnale di forte responsabilità e concretezza negli interventi”. Naturalmente di questi interventi dovrebbe occuparsi la regione. Nella sua battaglia a difesa del mare, un po’ come Don Chisciotte, Emiliano ha invece costruito pericolosi nemici immaginari, le trivelle, tralasciando le reali cause dell’inquinamento. Il governatore pugliese lancia allarmi su possibili perdite petrolifere dalle piattaforme che farebbero comparire terribili macchie nere sulle acque pugliesi. Ma petrolio non ce n’è. Il vero problema del mare sono i depuratori e le macchie che dovrebbero allarmare Emiliano non sono nere, ma marroni.