Apocalittica e rassicurante. Indagine breve sull'ideologia di Casaleggio in cerca di un erede
La scomparsa improvvisa di Gianroberto Casaleggio priva il confronto politico di una voce controversa e spesso urticante ma sicuramente non banale. E’ stato soprattutto un ideologo, anche se questo termine probabilmente lo avrebbe considerato ingiurioso. Tuttavia è difficile negare che abbia abbozzato un sistema di idee che è diventato elemento unificatore del Movimento 5 stelle, a partire da una concezione originale della democrazia diretta e simultanea gestita attraverso i sistemi informatici.
Come tutte le ideologie critiche, la sua nasce da un rifiuto delle istituzioni attraverso le quali si esercita il potere, politico ed economico, e dalla prospettazione di una alternativa, che ha chiamato “decrescita felice”. In sostanza si tratta di una lettura della fase postindustriale che, invece di puntare a correggere gli effetti delle crisi per ottenere una ripresa della crescita produttiva, punta ad accelerarla, rifiutando le tecnologie “pesanti” legate alla produzione di merci e di beni energetici, sostituendo l’occupazione con l’assistenza, il “reddito di cittadinanza” e la stabilità delle decisioni politiche assunte attraverso la democrazia delegata con una sorta di consultazione permanente della popolazione attraverso la rete informatica.
Il fatto che questa impostazione, nonostante il suo carattere utopistico per non dire irrealistico, abbia raccolto un ampio consenso elettorale, segnala una capacità di espressione di tendenze che animano settori della società, come era già accaduto in passato per ideologie sprezzantemente definite populiste ma che hanno contribuito a determinare o a creare le condizioni per profonde modificazioni del quadro politico. Anche Pierre Poujade o Guglielmo Giannini, che diedero vita a movimenti del ceto medio che contestavano il sistema istituzionale dei loro tempi furono considerati dei fenomeni passeggeri e ininfluenti, ma l’opposizione all’estenuato parlamentarismo della Quarta Repubblica o al consociativimo postresistenziale hanno finito per diventare i tratti determinanti di passaggi successivi della vicenda politica e istituzionale in Francia e in Italia.
Insieme al sarcasmo di Beppe Grillo, la prospettazione di una mitologia tecnologica, antiindustriale e giustizialista costruita da Casaleggio è stata fondamentale per fornire alla insoddisafazione diffusa – soprattutto ma non solo – nelle generazioni più giovani uno sbocco politico.
Naturalmente la maggior parte degli elettori che lo hanno seguito, e probabilmente anche degli eletti del suo movimento, non ha chiaro il senso della visone che intendeva proporre Casaleggio. Ma, anche attraverso un sistema di controllo molto penetrante, il leader ha ottenuto una capacità di orientamento che è diventata la spina dorsale del movimento.
La sua guida, controversa ma efficace, è venuta a mancare in un momento assi delicato in cui il Movimento 5 stelle è impegnato in un confronto cruciale e si vedrà se la profezia para-freudiana di Casaleggio, che pensava che il movimento avrebbe potuto progredire solo “uccidendo” i padri fondatori si realizzerà. La sua capacità di fornire una visione insieme apocalittica e rassicurante, la sua abilità nel governare una barca dalla ciurma irrequieta e spesso impreparata, difficilmente saranno surrogate e sostituite. Resterà comunque un messaggio, confuso e contraddittorio quanto si vuole, di rottura istituzionale e di ricognizione dei caratteri ancora ignoti di una società postindustriale, che ha dimostrato la sua vitalità e che spetterà ad altri, forse più all’esterno che all’interno del Movimento 5 stelle, raccogliere e interpretare.