Valide ragioni per dire "No" alla truffa del referendum

Belle parole, ottimi slogan. Ma dietro il referendum c'è tanta politica e niente fatti

Giorgio Spaziani Testa
Dalla truffa mediatico giudiziaria alle risorse da garantire per le future generazioni, dalla pericolosa ideologia anti industrialista alla Costituzione brandita contro gli astensionisti. Girotondo fogliante.

Che quello di domenica prossima sia un referendum dalla connotazione fortemente ideologica è dimostrato da quanto affermano gli stessi promotori della consultazione. “La vera posta in gioco di questo referendum – si legge nell’appello del comitato promotore – è quella di far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro paese, in ogni settore economico e sociale per un’economia più giusta, rinnovabile e decarbonizzata”. Belle parole, che indicano però che al di là del contenuto del quesito – che vuole impedire, non già nuove trivellazioni, bensì la prosecuzione sino ad esaurimento di alcune di quelle già in corso – la volontà dei sostenitori del “sì” è quella di dare e chiedere segnali politici, più che di risolvere problemi.

 

Il tutto, naturalmente, senza preoccuparsi più di tanto – oltre che per i 300 milioni di euro (dei cittadini) necessari all’organizzazione del referendum – per gli investimenti effettuati dalle imprese del settore nonché per i loro addetti (7.000 solo a Ravenna). Si legge ancora nell’appello dei promotori: “Quindi il vero quesito è: vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100 per cento fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?”. Belle parole anche queste, non c’è che dire. E nobili propositi, che ciascuno di noi sottoscriverebbe, magari di fronte a una tazza di tè. Ma i referendum dovrebbero essere altra cosa: non già la sollecitazione a far schierare la gente su degli slogan, bensì la devoluzione diretta ai cittadini della scelta su singoli problemi.
Peraltro, come è evidente, l’una cosa non esclude certo l’altra. Consentire la prosecuzione delle estrazioni in essere non contrasta con l’obiettivo di investire sulle energie rinnovabili. Ciò detto, a proposito di ambiente: se l’impegno dei sostenitori del referendum sulle trivellazioni in mare e le relative risorse pubbliche fossero rivolti al contrasto del degrado che colpisce le nostre città anche a causa delle scelte pubbliche, l’Italia sarebbe senz’altro molto più bella. Ma questa è un’altra storia.

 

Giorgio Spaziani Testa è presidente di Confedilizia

 

 

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