Milano, conferenza stampa di presentazione del programma elettorale del M5s per le elezioni amministrative (foto LaPresse)

Con Davigo e per Milano: lo sbarco al Nord dell'ircocervo Di Maio

Marianna Rizzini
Sembra avere il dono dell’ubiquità, in questi giorni, Luigi Di Maio, il vicepresidente a Cinque Stelle della Camera che prima è stato a Londra – per il tour da futuribile non–candidato premier del M5s – e poi si è recato a Milano per sostenere il candidato sindaco del M5s Gianluca Corrado.

Roma. Sembra avere il dono dell’ubiquità, in questi giorni, Luigi Di Maio, il vicepresidente a Cinque Stelle della Camera che prima è stato a Londra – per il tour da futuribile non–candidato premier del M5s (non ancora candidato ma già incoronato di fatto dal passaparola sul web) – e poi si è recato a Milano (oggi pomeriggio, nell’evocativa Via Gluck di Adriano Celentano), per sostenere il candidato sindaco del M5s Gianluca Corrado. E’ attivo sui due fronti istituzionale e “dal basso”, il Di Maio che sull’Europa si smarca dagli attivisti duri e puri per sostenere una linea morbida sulla Brexit ma che sulle amministrative resta “grillino ortodosso” e orgoglioso di lanciare, con Corrado, il “bando per gli assessorati”, il provvedimento che dovrebbe sbalordire il borghese e dare l’abbrivio alla candidatura dell’avvocato Gianluca, già celebrato da un inno-rap di Simone Abbruzzi molto in linea con le dichiarazioni del neo presidente dell’Anm Piercamillo Davigo (“Questa è la Milano che non se la beve, corruzione e inquinamento hanno vita breve…”, è il ritornello).

 

A Milano, dunque, a differenza che a Londra, Di Maio si mette in sintonia con la pancia ecologista del M5s (con attenzione al punto programmatico “aree verdi”) e ci tiene a re-indossare il vestito in parte dismesso dell’Uno-che vale-Uno” e non vuole essere neppure “primus inter pares”, da quanto ci tiene a valere “uno”: "Questo movimento non ha bisogno di un leader”, dice, “ma di una squadra più ampia possibile per prendere decisioni pubbliche non più rinviabili". E se a Londra il vicepresidente della Camera appariva più politicamente corretto del solito, sul territorio milanese deve veicolare l’immagine di un M5s ancora diverso dai tanto vituperati partiti – e pazienza se il M5s sta diventando a tutti gli effetti un partito. Il movimento "va avanti e cammina sulle sue gambe", dice Di Maio, “Il nostro unico obiettivo è realizzare il programma che ci siamo prefissati, anche se c'è qualcuno che dice che litighiamo tra di noi, ma noi litighiamo soltanto con chi ci impedisce di cambiare questo Paese… Quando ci chiedono come cambierà il movimento dopo la morte di Casaleggio, la risposta è: 'Continueremo a lavorare il triplo e il quadruplo’ per ‘riuscire a raggiungere i nostri obiettivi e cambiare il nostro Paese’”.

 

[**Video_box_2**]La parola d’ordine, per Milano, è “legalità”: il Di Maio ircocervo (mezzo uomo d’istituzioni-mezzo ripulitore di società corrotte) dice “chi sbaglia paga” e tributa onori sempre a lui, al Davigo che sul Corriere della Sera, intervistato dal Aldo Cazzullo, parla di “politici che rubano senza più vergogna”, “peggio” che ai tempi di “Tangentopoli” (ma la frase cult dell’intervista, cult in senso giustizialista, è: “Con Mani Pulite abbiamo migliorato la specie predata: abbiamo preso le zebre lente, le altre sono diventate più veloci”). E Di Maio applaude e difende: “Quella persona  adesso e' sotto l'attacco delle principali forze politiche di governo. Il Pd sta attaccando un magistrato che credo, nessun cittadino italiano possa smentire. Quei partiti, invece di attaccare Davigo dovrebbero guardare in casa loro, provare a ripulirsi in casa loro… Se oggi noi ci troviamo tra i primi paesi in Europa per percezione della corruzione è perché come sempre il pesce puzza dalla testa, e in questo paese la testa sono le organizzazioni politiche di fine 800 che tutt'oggi ci impongono quella parola partito che non significa più niente e sarebbe più opportuno chiamare comitato di affari, e non affari illeciti, ma affari…”. Poi cala la sera, e dalla via Gluck si corre in Corso Sempione, dove anche l’aperitivo deve essere “dal basso” (per l’autofinanziamento).

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.