Max Bugani, il grillino bolognese ortodosso che pare un curato
Roma. La faccia spunta da un ipad, la voce si diffonde come un sussurro, e all’inizio pare una predica. Solo che non è un curato che parla. E’ Max Bugani, consigliere comunale a Cinque Stelle, candidato sindaco del M5s a Bologna e volto narrante del programma elettorale quasi cantato: si inizia infatti con una citazione da Lucio Dalla, testo e video di “Canzone” (“…Canzone cercala se puoi…/…va’ per le strade e tra la gente…/ diglielo dolcemente… / non può restare indifferente…”). E a vederlo così dimesso e mansueto, il candidato Bugani – trentotto anni, professione fotografo e pallino della scrittura (favole per bambini: nel 1998 è arrivato in finale al premio Andersen) – si resta un poco frastornati, ché l’aspirante sindaco di Bologna, nella sua città e nei gruppi parlamentari a Cinque Stelle, è noto per essere l’inflessibile “testa di cuoio” che sempre si è distinta per ortodossia: approvazione delle varie “epurazioni” fin dai tempi di Federica Salsi e Giovanni Favia (rei di partecipazione a talk-show), e linea a dir poco sovrapposta a quella di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio (frase cult per gli estimatori e per i detrattori di Bugani, usata a seconda della prospettiva per esaltarlo o per accusarlo: “Se critichi una volta, sei una persona che fa una critica. Se critichi più volte, sei una persona legittimamente critica. Se critichi spesso, sei un dissidente. Ma se critichi sempre, sei semplicemente una persona al posto sbagliato…”).
Bugani è l’uomo che, in Comune, sedeva distante da Salsi nei giorni dello “scandalo” da ospitata tv, ma anche colui che nel dicembre scorso si è reso protagonista del cosiddetto “caso primarie”, argomento non molto piacevole da affrontarsi in un M5s che sulle primarie ha avuto gioco facile a criticare gli altri. Accadeva infatti, in quel di Bologna, a fine 2015, che la candidatura di Bugani venisse presentata dal blog del comico e da alcuni membri del direttorio come “candidatura naturale”, sulla scorta della sua “esperienza” da consigliere – e però la base internettiana, oltre a qualche attivista bolognese in carne e ossa, aveva mugugnato: ma come, non siamo quelli dei nomi sempre votati “dal basso” e dalla rete? E si era creato appunto del malumore, e la contraddizione tra imperativo morale e realpolitik (“ogni giorno spunta qualcuno che si vuole candidare a sindaco”, era stata l’obiezione dei pro Bugani) aveva squarciato il consenso non granitico dell’attuale candidato sindaco (la cosa era stata poi risolta “aprendo” per qualche giorno – teoricamente – la candidatura, come a dire: se qualcuno vuole farsi avanti parli ora o taccia per sempre).
Ma tanto si era già capito alla festa nazionale del M5s a Imola che Bugani giocava da primo tra gli “uno che valgono uno”: tra gli stand c’era chi, non amandolo, si rammaricava di vederlo “già candidato sindaco in pectore”, e chi, amandolo, a qualsiasi domanda rispondeva “chiedi a Bugani”. Sul palco della kermesse, intanto, il consigliere comunale presentava gli ospiti e si dilettava con l’inno a Cinque Stelle, alla cui stesura aveva collaborato (l’inno era infatti firmato Andrea Tosatto, cantautore psico-filosofo dallo stile pariolino ma residente a Dubai). Se ne deduce che, oltre a quello delle fiabe, Bugani ha anche l’hobby del paroliere: già nel 2011 aveva scritto personalmente la “Canzone” del M5s locale. E ieri, al grido di “siamo l’unica alternativa alla lobbistica ‘ditta’” (del Pd), smetteva i panni dell’ufficiale di “scollegamento” tra la Casaleggio Associati e le presunte dissidenze, e faceva capolino dal blog di Grillo, rivolgendosi agli elettori delusi degli altri: “Non sei tu a tradirli, sono loro ad aver tradito te”.