Solidarietà a Scalfari
Bisogna esprimere solidarietà, una solidarietà pacata e scevra da polemiche, al fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Per due vicende che paiono contraddittorie, ma non lo sono. La prima è che per un ventennio il giornale di cui aveva lasciato il timone a Ezio Mauro ha condotto una battaglia senza se e senza ma contro qualsiasi idea di riforma dello stato (bastava provarci, ed era piduismo). E ora il massimo interprete nell’ultimo decennio della necessità di quelle riforme, Giorgio Napolitano, sta avendo tutte le ragioni dalla sua parte. Pure Repubblica lo ammette. Ma negli ultimi due anni, quando Scalfari si schierò in difesa di Napolitano, nei contenziosi con la magistraura e su altro, fu in pratica messo in un angolo. Aveva ragione l’ultimo Scalfari, solidarietà ex post.
La seconda vicenda è appunto la giustizia. La portaerei del giustizialismo va registrando, negli ultimi tempi, un cambio di rotta netto. Il vicedirettore di nomina Calabresi, Gianluca Di Feo, ha definito “disarmante e allarmante” la “nuova stagione giudiziaria”. Ieri Francesco Merlo, principesca firma, ha scritto una disamina delle parole del pm di Lodi che è la tomba e la sconfessione – se si tireranno le conseguenze – di tutto il “giustizialismo mesopotamico”, antropologico e moralista di cui Rep. è stata da sempre portavoce per conto di una sinistra manettara e del suo “partito dei giudici”. Per non parlare di Attilio Bolzoni che invita a “riflettere sulla strada che ha intrapreso negli ultimi anni l’Antimafia gridata”. Una svolta che forse oggi Scalfari condivide in pieno, ma c’è voluto un bel cambio di direzione, e non solo di direttore. Solidarietà per il tempo perduto, e per la retta via ritrovata.