Woody o Renzi? Ecco il vero referendum
La teoria e la pratica. Poi alla fine solo questo cambia. La differenza tra le due è sottile e non facile da comprendere, come diceva quella vecchia storia del bambino che va dal padre e gliela chiede vedendosi rispondere: “Vai da mamma e nonna e chiedi loro se, per 500 milioni, andrebbero con un altro uomo”.
Il bimbo va, torna e dice che sì, lo farebbero. Allora il padre spiega: “Vedi in teoria abbiamo un miliardo, in pratica due bagasce in casa”.
Così in teoria noi abbiamo una classe politica, degli scontri sulle idee, delle lotte sui diritti, ma in pratica le lotte non sono sulle idee ma sulle posizioni, gli scontri non sono sui concetti ma sui vantaggi che l’una o l’altra posizione possono dare in cabina elettorale.
Per esempio, in teoria, a ottobre ci sarà un referendum sulla riforma costituzionale, in pratica tutti sono consci che si voterà sull’operato del presidente del Consiglio, e forse anche peggio, si voterà sull’immagine del suddetto, sul fatto che sia riuscito o no a bucare lo schermo, a rendersi credibile.
E allora lo scontro sale, non sulle riforme costituzionali per carità, chi scrive non ha ancora capito cosa diavolo cambierà e se cambierà qualcosa, ma sull’arroganza del potere, sul ritorno alla dittatura, su quel generico “vergogna” che permea la discussione politica, in una gara tra chi si deve vergognare di tutto e chi non si vergogna di niente. Viene in mente quel bel trattato di televisione scritto da Antonio Ricci in cui una delle regole recita che “vergogna” lo possa dire solo il Gabibbo, in quanto pupazzo.
Allora ci aspetta un’estate di nuove teorie e nuove vergogne con il drammatico ed esilarante contorno delle prossime elezioni comunali, soprattutto nella corsa al comune di Roma, dove i candidati sembrano i giocatori di una squadra che lotta per non retrocedere, nella quale ognuno passa la palla all’altro sperando che l’errore madornale lo faccia lui, meritandosi gli improperi di un pubblico ridotto ormai a bande di ultras senza nessuna speranza, nessuna oggettiva via d’uscita.
In tutto questo continueremo a barcamenarci tra chi lotta con la pratica e chi continua a elaborare teorie, il più delle volte campate in aria, ma che servono a creare consenso o a mantenere quel poco che c’è.
Tra tutte le teorie, poi, la più sbagliata e ridicola è quella che compara il Renzi al Berlusconi. Mai due persone sono state così profondamente diverse, accomunate solo dalla professione che svolgono: l’attore. La loro differenza sostanziale è uguale a quella che Woody Allen trova tra attori e attrici: mentre i primi (Berlusconi) recitano per scopare, i secondi (Renzi) scopano per recitare.
Luca Bizzarri è un attore, comico e conduttore televisivo. Questo è il suo primo articolo per il Foglio