Nella Camera dei deputati i grillini si oppongono al ddl sul consumo di suolo (foto LaPresse)

Qualche numero per capire la fenomenologia del parlamentare grillino, tra convergenza e oltranzismo

Maurizio Stefanini

Deputati e senatori del M5s oscillano tra la collaborazione con la maggioranza (sulle questioni di minor impatto mediatico) e il muro contro muro (su tutte le altre). Ma quasi mai i voti dei pentastellati sono decisivi. Uno studio.

A parole, il Movimento 5 stelle si presenta come la forza in grado di portare finalmente in Parlamento una logica al tempo stesso radicale e pragmatica: ostile agli inciuci sulla mera spartizione di potere, ma sempre disponibile alle convergenze su temi concreti. Ma è davvero così? Sono ormai tre anni che i grillini hanno deputati e senatori e FB & Associati, una società di consulenza specializzata in lobbying e advocacy, ha redatto uno studio  sul loro operato. La conclusione è che in questo periodo nessun disegno di legge è stato  approvato con il concorso decisivo del M5s, i cui voti sono rimasti come congelati. Nel 56,3 per cento dei casi, il M5s si è semplicemente espresso in modo contrario, cosa non sorprendente trattandosi di un movimento di opposizione.

 

Anche se da sempre gli studi sul funzionamento delle democrazie occidentali hanno invece rilevato come sia fisiologico che in una democrazia ben funzionante la gran parte delle leggi sia approvata col concorso delle forze sia di governo sia di opposizione. Quando così non è, significa che il sistema sta scivolando verso un muro contro muro tendenzialmente esiziale per il gioco democratico. Questa confluenza, nel caso del Movimento 5 stelle, si è limitata al 24 per cento dei disegni di legge approvati, dove però i voti dei “grillini” si sono semplicemente aggiunti, sena essere risolutiva per l’approvazione dei provvedimenti. Nel 17,4 per cento dei casi si sono astenuti e nel residuo 2,3 per cento non hanno partecipato al voto. Insomma, dal punto di vista quantitativo è come se il M5s in Parlamento non fosse esistito.

 

Diverso è il discorso dal punto di vista qualitativo, perché se è vero che nessun ddl è stato approvato grazie al voto decisivo dei grillini, non di meno ve ne sono alcuni – anche importanti ¬– che dal M5s hanno avuto origine. E’ stato il caso del disegno di legge sulla verifica antimafia, e altri concreti risultati sono stati riportati sui ddl relativi agli orari di apertura degli esercizi commerciali, alla class action, al reato di whistleblowing e alle auto blu. FB e Associati afferma che “anche dal punto di vista degli emendamenti, il Movimento primeggia nei confronti delle altre forze di opposizione, privilegiando contenuti ‘tecnici’ in tema ambientale e digitale: alla Camera è riuscito ad apportare modifiche al 27 per cento dei testi esaminati, e in Commissione addirittura al 37 per cento di essi”. Ma ciò dimostra che il pragmatismo del Movimento è inversamente proporzionale all’esposizione dei temi. Insomma, i grillini “collaborano” di più quando lavorano lontano dai riflettori, e quando sul tema non c’è un grosso livello di scontro mediatico. Diventano invece via via più intrattabili quanto più la questione è seguita dal grande pubblico.  

 

Conclusione: secondo Fabio Bistoncini, fondatore e amministratore delegato di FB & Associati, “il quadro che emerge dalla ricerca di FBLab è quello di un Movimento 5 stelle diviso tra la voglia di contare e quella di attestarsi su una opposizione di sistema”. “Rimane fortissima la sensazione di un Movimento paralizzato nella sua opposizione di sistema, che punta tutto sulla coerenza e inossidabilità delle proprie posizioni politiche generali. Tali posizioni sono espresse in maniera corale dal gruppo che parla come mero portavoce del suo popolo. Con una voce sola, che non ammette il dissenso e la libertà di coscienza. Ma posizioni così incrollabili hanno un limite che non possono valicare. Non possono in nessun modo consentire all’opinione pubblica di percepire il Movimento come una parte del sistema. La priorità assoluta resta una: mai mischiarsi, nemmeno a costo di contraddirsi, di deludere pezzi del proprio elettorato, di mortificare i propri attivisti e i propri gruppi parlamentari. Mai diventare come gli altri, perché l’unica speranza che il M5s ha di vincere in futuro è nella sua capacità di restare un soggetto trasversale, in grado di primeggiare in un ballottaggio a due".

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