Lasciare la rottamazione ai grillini
Il dibattito televisivo su Sky tra i candidati sindaco a Roma è stato istruttivo per una ragione che prescinde del tutto dalle dinamiche legate alla futura amministrazione della Capitale. La performance di Virginia Raggi (M5s), che tra tutti è quella che meglio sa come utilizzare gli strumenti della comunicazione per trasformare le idee in slogan facilmente digeribili, ci dice qualcosa di interessante non tanto sul lessico del Movimento 5 stelle quanto su una trasformazione a questo punto inevitabile del renzismo di governo. Il linguaggio della Raggi – parole, stile, persino contenuti – da molti punti di vista coincide perfettamente con il linguaggio usato da Renzi prima di arrivare al governo. Raggi non ha usato il verbo rottamare (ma in fondo la modalità vDay non è da sempre una forma solo meno educata e più rozza di rottamazione?), però ha adottato la stessa formula magica che ha fatto la fortuna di molti renziani (e che qualcuno oggi prova a utilizzare nel Pd ma fuori tempo massimo). Sintetizziamo: negli ultimi vent’anni destra e sinistra hanno fatto molto casino, hanno rovinato il paese, e per migliorare il mondo oggi non c’è altra soluzione che archiviare il passato e scommettere con prepotenza e anche con arroganza sulla discontinuità.
Il punto è cruciale e dovrebbe far riflettere Renzi e la sua banda. Nella veste di rottamatori i grillini oggi sono più credibili dei vecchi rottamatori. Nella veste di fustigatori della casta politica i grillini sono più credibili dei renziani. E se si cade nella tentazione di impostare il duello con Grillo su questo fronte – guardate che bello il referendum costituzionale che ci permetterà di rottamare la vecchia classe dirigente politica e di mandare a casa molti politici cialtroni – la sfida è persa in partenza. Anche sotto questa prospettiva il modello Raggi dovrebbe dunque suggerire a Renzi, se mai fosse ancora necessario capirlo, un cambio di registro e di metodo immediato e dovrebbe portare il presidente del Consiglio a prendere una decisione definitiva: eliminare dal guardaroba gli abiti del fustigatore dell’establishment e accettare di indossare una volta per tutte gli abiti del garante della stabilità. Meno retorica da Robin Hood, più riforme sul modello Jobs Act. La rottamazione per chi governa non funziona più. E’ l’ora del modello Merkel.