Ho arrestato Carlo De Benedetti e mi pento solo di averlo scarcerato troppo in fretta
Al direttore - Sono costretta, mio malgrado e a distanza di oltre vent'anni, a smentire la fuorviante ricostruzione di Carlo de Benedetti a proposito del suo arresto, contenuta nell’articolo di Salvatore Merlo sul Foglio di sabato 4 maggio. I procedimenti a carico di Carlo De Benedetti, di Gianni Letta e di Adriano Galliani, erano distinti e trattavano fatti del tutto diversi: l'uno riguardava una corruzione per favorire la vendita di telescriventi al Ministero delle Poste; l'altro riguardava una concussione maturata nel corso di incontri per l'assegnazione delle frequenze televisive. Pervennero nella stessa data al mio ufficio con richieste di misura cautelare in carcere, modalità sulla quale, all'epoca, il g.i.p. non aveva il potere di adottare misure meno afflittive. Ogni passaggio della mia istanza di astensione nel procedimento a carico di Gianni Letta fu condiviso e deciso – come imposto dalla legge - dalla Presidenza del Tribunale e non da me. Affermare – come fa De Benedetti che “quella mattina dovevano essere arrestati con me anche Gianni Letta e Adriano Galliani…” corrispondeva forse ad un suo auspicio, ma non aveva alcun fondamento sostanziale e processuale.
E’ vero che il provvedimento di scarcerazione fu firmato nel mio ufficio a tarda sera perché la Procura della Repubblica aveva espresso il suo parere obbligatorio e favorevole alla revoca soltanto poco prima. Ritenni dunque doveroso assumere una decisione rapida e, nel merito, liberatoria: unica circostanza sulla quale ho poi, nel corso del tempo, maturato una diversa convinzione. Per amore di completezza è bene precisare che dal reato di corruzione, dopo lunghissimi anni, De Benedetti fu prosciolto da altro giudice per prescrizione, mentre Gianni Letta ed Adriano Galliani furono prosciolti in udienza preliminare perché il fatto non sussiste. E già questo mi appare risolutivo di tutta la questione. In ogni caso il Tribunale civile di Roma ha già fatto giustizia della ricostruzione di De Benedetti sulla mia astensione, condannando la Repubblica, che se ne era fatta portavoce, ad un consistente risarcimento in mio favore. Ma forse de Benedetti questo non lo sa.