Grillismo e salvinismo svaniranno se centrodestra e centrosinistra seguiranno il modello Milano
Parisi e Sala sono il volto moderno di un centrodestra liberale e di un centrosinistra liberal. Il modulo di gioco prevede non una rottamazione ma una drastica marginalizzazione di Grillo e Salvini
Lasciamo stare per un attimo Silvio Berlusconi e la sua piccola avventura in ospedale (auguri Cav.) e proviamo a osservare un punto non troppo valorizzato di questa campagna amministrativa e dei relativi ballottaggi di domenica prossima. Al contrario di quello che si potrebbe credere, dopo aver letto i giornali della scorsa settimana, molti dei quali divenuti misteriosamente i portavoce del popolo grillino, il movimento 5 stelle ha dimostrato ancora una volta di essere, salvo i casi di Roma, di Torino e dell’importantissima Carbonia, non la prima, non la seconda ma la terza forza politica del paese e se il trend segnato da queste elezioni comunali dovesse essere rispettato anche alle prossime politiche, referendum permettendo, il risultato sarebbe clamoroso: la vera sfida per la conquista del paese rischierebbe di essere non una partita tra il centrosinistra e il movimento 5 stelle ma – gulp! – tra il centrosinistra e il centrodestra.
Noi, come è noto, non crediamo nella maniera più assoluta che le elezioni comunali abbiano un qualche concreto e preciso riflesso nazionale ma se c’è una lezione, quantomeno numerica, che deriva dal voto di una settimana fa, bisogna mettere i dati in fila. Il professor Roberto D’Alimonte ha calcolato che, nei comuni con più di 15 mila abitanti, su 111 città il centrosinistra è arrivato al ballottaggio in 83 comuni mentre il centrodestra in 54, il triplo del movimento 5 stelle (arrivato al secondo turno in 19 comuni). Per stare ai comuni più grandi, quelli capoluogo, la situazione è ancora più netta. Tra le venti città che andranno al voto domenica, in tredici casi – Benevento, Bologna, Caserta, Crotone, Grosseto, Milano, Novara, Olbia, Pordenone, Ravenna, Savona, Trieste, Varese – il centrodestra e il centrosinistra si sfideranno al ballottaggio, a volte con coalizioni omogenee, altre volte con coalizioni più disomogenee. Immaginare il futuro del centrodestra, è ovvio, è molto complicato. Lo è sull’immediato (il centrodestra sosterrà o no il centrosinistra nei comuni in cui la sfida al ballottaggio è tra Pd e 5 stelle?) e lo è ancora di più proiettandosi sul futuro prossimo venturo – ed è ovvio che nei prossimi mesi ci saranno mille variabili incontrollabili e indipendenti che determineranno la direzione dei post berlusconiani (le amministrative, il referendum, la tenuta di Renzi, lo sgonfiamento della bolla grillina e ovviamente la salute del Cav.).
Al netto della retorica sul berlusconismo o non berlusconismo, però, è evidente che, sotto questa prospettiva, la sfida di Milano tra Sala e Parisi assume un carattere completamente diverso. I candidati di centrodestra e centrosinistra, come è noto, presentano diversi punti di contatto ma su molti temi (non ultimo la giustizia) esprimono caratteri marcatamente differenti che li rendono più alternativi che complementari. Parisi e Sala sono il volto moderno di un centrodestra liberale e di un centrosinistra liberal e osservare chi si imporrà nella capitale economica del nostro paese potrebbe aiutarci a capire qualcosa di più su quello che potrebbe essere lo sbocco naturale di un’Italia di domani progressivamente degrillizzata. Naturalmente lo schema descritto ha un senso solo nella misura in cui il centrodestra capirà che per essere competitivo e non tradire il berlusconismo, e tutto quello per cui ha lottato per una vita il Cav., non può permettersi di rincorrere né il salvinismo né il grillismo e deve semplicemente accettare di confrontarsi sullo stesso terreno battuto da Renzi, senza fare dell’anti renzismo l’unico tratto culturale del proprio programma politico (non è un caso che Parisi, un nazarenico puro, sia considerato credibile da molti elettori del centrodestra pur essendo un silente sostenitore del referendum costituzionale).
Il modulo di gioco prevede dunque non una rottamazione ma una marginalizzazione drastica del salvinismo, una trasformazione del cocchino dei talk show in un semplice puntello di un’alleanza più grande del centrodestra. E’ vero che Parisi a Milano è riuscito a nascondere il salvinismo dalla sua corsa elettorale (11 per cento la Lega, il doppio Forza Italia al primo turno) ma è anche vero che a livello nazionale lo schema di Milano è reso difficilmente imitabile da alcuni fattori importante. La visione dell’Europa. Le posizioni anti Euro. Il grillismo di fondo. La declinazione estremista di lepenismo e trumpismo. La scelta del centrodestra del futuro, oggi come non mai, è tutta qui e passa naturalmente anche da Milano. E’ una scelta che prevede una decisione chiara: o si proietta il centrodestra verso il modello Le Pen regalando a Renzi e a Grillo la partita per la guida del paese o si proietta il centrodestra verso il modello Milano rendendo marginali grillismo e salvinismo. La salute degli eredi del Cav. passa da qui, prima ancora che dai risultati dei prossimi ballottaggi.