Minority report
Il M5s vince se si smette di combattere la battaglia delle idee
Il sindaco uscente di Torino, Piero Fassino, dice che sfiderà la rivale al ballottaggio, la grillina Chiara Appendino, sulla fattibilità o meno della linea 2 della metropolitana di Torino. Almeno, così dicevano i giornali dopo le elezioni di domenica scorsa. La strategia comunicativa è semplice: confrontiamoci davvero sugli impegni concreti e sulle concrete decisioni per la città. Si dimostrerà così, oggettivamente, chi ha esperienza per guidare una città e chi non ce l’ha. Capisco l’idea ma vorrei cercare di spiegare perché il gioco sul “pragmatismo anti-ideologico” sia irrealista e, in fondo, pericoloso per i partiti “di sistema”. L’idea che il “pragmatismo delle cose da fare” sia post-ideologico o anti-ideologico è illusoria, ed è la maschera di un’ideologia sofisticata. Esso sembra dire che le cose da fare non hanno colore politico e chi ce lo vuole mettere lo fa perché ha un’idea precostituita, un’agenda dicono gli americani, a cui piegare la realtà. Tuttavia, una cosa è non avere idee a priori, che precedono i problemi, un’altra è non avere idee: contrariamente a quanto si crede, sono entrambe sbagliate, sebbene in gradi diversi.
Piero Fassino e Chiara Appendino in un confronto televisivo (foto LaPresse)
Se si vuole dire la prima – i problemi devono essere risolti senza pregiudizi – si tenga conto che, in quanto esseri viventi nasciamo immersi in una tradizione, fatta di idee e convinzioni. Il problema non è non avere pregiudizi, ma assumerli e lasciare che la realtà li possa contestare rompendo, con la sua forza, le nostre convinzioni. Quanto alla seconda – i problemi non richiedono concezioni complesse perché hanno descrizioni evidenti per tutti e soluzioni ovvie – si tenga conto che è impossibile anche avere problemi separati dalle idee e dalle connessioni fra idee. La realtà medesima richiede il nostro intervento conoscitivo: non esiste realtà senza riconoscimento, assenso, libertà e fatica di interpretazione. Togliete questa partecipazione umana e non riconoscerete più niente, come quando si cammina o si guida assorti e non si sa ciò che si vede o ciò che si fa. In quel caso, non si riconoscono neanche le persone nelle quali ci imbattiamo, figuriamoci se si riesce a identificare un problema. Dunque, non esistono i problemi senza idee e, nel bene e nel male, senza concezioni e pregiudizi di partenza. Non esiste nessuna scelta pragmatica, neanche quella sulla linea 2, che non implichi una concezione della vita sociale e personale, e queste ultime sono legate a concetti importanti: conta più l’ambiente o la lotta alla corruzione? Ma soprattutto: che cosa intendiamo per ambiente e per giustizia? Sembrano problemi solo ideali e invece sono quelli che dettano alla lunga le scelte quotidiane. Non parlarne significa solo far passare le concezioni e le ideologie di soppiatto, con una manovra ben più invasiva della semplice adesione a concezioni forti a alle loro conseguenze.
Il Movimento 5 stelle gioca molto sull’idea che i problemi non sono né di destra né di sinistra ma richiedono solo expertise (i curricula) e onestà. Anche questa è un’ideologia e se si gioca accettando queste premesse, sono destinati a vincere. Infatti, l’unica cosa che queste elezioni comunali insegnano è che quando centrodestra e centrosinistra sono forti e alternativi, cioè quando presentano concezioni del mondo diverse (almeno a parole, ma le parole contano), il Movimento 5 stelle diminuisce. Quando, invece, si accetta l’ideologia della fine delle ideologie e delle cose da fare, quando si accetta che democrazia non significhi pluralità di idee forti e dialettica ma solo uguaglianza negli esiti, ritenuti meccanicamente evidenti, incomincia la partita tra il sistema – che promette di fare e non riesce a fare o a fare abbastanza – e l’anti sistema che può contare sul non aver niente da dimostrare e molto da rimproverare. In questo caso, l’anti sistema vincerà sempre, semplicemente perché diventa la forza più numerosa. Se i partiti classici combatteranno solo la partita della linea 2, senza combattere la battaglia delle idee che la sostengono, finiranno con il perdere.