Le Comunali e la fine della teoria politica. Il caso di Latina spiegato da Pennacchi
Nella città pontina, roccaforte della destra, vince una lista civica. Lo scrittore racconta al Foglio come le vecchie élite siano saltate a favore di un soggetto nuovo, che mette insieme destra e sinistra. “Hanno vinto dei fasciocomunisti. Ma io li sostengo”, dice.
Il centrodestra diviso, la sinistra eliminata dal ballottaggio e una lista di protesta che conquista il Comune. Uno scenario molto simile a quello di altre città d’Italia: solo che a Latina il nuovo sindaco, il cardiologo ed ex-calciatore Damiano Coletta, non è un 5 Stelle, ma espressione della lista civica Latina Bene Comune. Lo scrittore Antonio Pennacchi, forse in questo momento il latinense più famoso, nei suoi libri ha raccontato la storia di una città che da una parte è specchio del paese ma che dall’altra è capace di fare scelte originali. E “Latina Bene Comune” l’ha appunto definita come una lista che rappresenta bene il passato della città, anche se lui al primo turno aveva appoggiato il candidato del Pd, Enrico Forte. “E sì! Mai come stavolta Latina rappresenta al meglio la situazione generale del paese! Io al primo turno avevo votato per Forte, ma è arrivata solo terza, col 21,07 per cento.
Al ballottaggio sono arrivati questa lista civica e un candidato dei Fratelli d’Italia, dopo che il centrodestra si era frantumato in un’infinità di liste. Fossero andati tutti assieme, avrebbero avuto il 52 per cento. Ma la destra a Latina aveva fallito, e i suoi vent’anni di governo erano sfociati in due commissari prefettizi nel giro di due anni soli. Nonostante ciò, la città al primo turno non è stata disponibile a votare per la sinistra. Probabilmente uno zoccolo duro mussoliniano e anticomunista pesa ancora. Così al ballottaggio mi sono schierato per questa lista civica. Una lista oggettivamente anche fasciocomunista, trasversale. Gente di destra, gente di sinistra, ma soprattutto gente giovane. Ma Coletta stava al 22,11, il candidato di Fratelli d’Italia Calandrini al 22.17, e tutti pensavamo che al ballottaggio la destra avrebbe rifatto il pieno. E invece c’è stato un capovolgimento totale, Calandrini al secondo turno ha preso meno voti che al primo, e Coletta è arrivato al 75,05. Cioè, tutta la città è andata a votare contro il vecchio. Capisce? Hanno votato per questa lista giovane”.
E questo è quanto è successo in tutto il paese. “Sì, si lega al fenomeno nazionale. Quello che mi ha sconvolto non è tanto il risultato di Roma, che tutto sommato era atteso dopo il disastro di Marino. Quella E’ stato piuttosto Torino, una città che era stata amministrata bene. Ma niente da fare: la gente si è stufata”. La città di Gramsci e Gobetti in mano ai 5 Stelle! “La capitale della sinistra italiana, è lì che è nato tutto. Che devo dire? Ho grosse difficoltà a capire il presente, e prendo atto che sono quasi sicuramente superato anch’io. Sono un vecchio obsoleto da mettere da parte, perché i miei modelli interpretativi appartengono al passato. Secondo me è fondamentale avere una teoria per interpretare il presente e per me questa teoria rimane quella marxista. Ritengo impensabile una formazione politica che non abbia dietro una teoria. Ma evidentemente ciò non fa i conti con il reale. E il reale è che il sentimento generale del paese è contro la vecchia élite. Evidentemente perfino a Latina noi del Pd siamo stati omologati a quegli altri dagli elettori”.
Pennacchi era un estimatore di Renzi, ma sembra di avvertire ora una certa delusione. “Sì, il Pd ci deve aver messo molto del suo per far infuriare la gente, se a Roma prendiamo i voti solo ai Parioli e ai quartieri alti e non più in quelli popolari. Ma anche a Latina al primo turno Coletta aveva preso i voti solo in città. Nelle campagne aveva ancora retto lo zoccolo duro fascista. E invece al ballottaggio anche la campagna ha votato contro la destra, e per il nuovo. Vediamo un po’ che fanno”. Ma perché questo “nuovo”, a Latina, non è stato incarnato dai 5 Stelle? “Perché hanno litigato tra di loro, dividendosi in tre gruppi. E Grillo non ha dato il suo bollino a nessuno di loro. Altrimenti anche Latina sarebbe stata grillina. Ma i grillini non c’erano, e hanno votato il cardiologo fasciocomunista”.
E adesso? “Il Pd di Renzi alle Europee ha preso il 40 per cento perché era il nuovo, ma non è che i voti li prendi una vota e ti bastano per sempre. Per creare consenso devi dare la sensazione di avere una forza dietro, e invece Renzi si è messo a fare il matto è l’autocrate. Sulla riforma costituzionale ha ragione, ma la riforma elettorale non può andare contro il sentimento del paese, che è ormai contro i nominati e contro la casta. Renzi ha detto: ‘o fate come dico io, o me ne vado’. Il Paese gli ha risposto: ‘e vacci!’”. Latina Bene Comune è però un nome che suona quasi alla De Magistris… “No, non credo. Sono consiglieri nuovi, li conosco, non hanno alcun vincolo con nessuno. È stato un voto solo di opinione. Sì, faranno qualche stupidaggine, sicuramente. Non hanno una teoria, ma se la costruiranno. Certo, le forme della politica che conoscevo io erano altre. Ma non bisogna mai avere paura del futuro”.