Ops, Grillo è realista ed europeista
La lunga marcia verso il centro del Movimento cinque stelle prosegue. Se non dentro al partito, quello si vedrà – nonostante l’idea, di un’iconicità quasi andreottiana, di sedersi nella sala consiliare di Roma un po’ a destra e un po’ a sinistra – senza dubbio sui giornali. Sulla Repubblica di ieri, Stefano Folli mette a confronto Podemos e Cinque stelle, e nota che gli italiani “hanno un’impronta molto più trasversale evidente fin dalle origini”. Ma ciò che oggi rende simili “i due alfieri del ‘cambiamento’” è il loro atteggiamento verso l’Europa. Iglesias non è Wilders né Marine Le Pen, “non chiede un referendum anti-Unione, non vuole uscire dall’euro”. Può essere che sugli spagnoli la Brexit abbia avuto un effetto frenata, ma soprattutto la vaga ideologia di sinistra di Podemos si limita a sognare un’Europa “dei cittadini e non delle banche”.
Rileva Folli: è la stessa idea di Luigi Di Maio che ci tiene a stabilire “nessuna confusione con Salvini” e nessun sogno impossibile di referendum stile Brexit, per i Cinque stelle è invece auspicabile un referendum per uscire dall’euro. L’aspetto più interessante dell’analisi di Folli è però un altro: “Il M5s arriva a questa conclusione attraverso una lunga circumnavigazione intorno all’idea europea. Da soci e alleati di Farage al Parlamento europeo al sostanziale realismo riformista della nuova linea esposta da Di Maio nelle varie cancellerie”. Se non è un endorsement, e non lo è, quantomeno è uno sdoganamento politico, che accredita il movimento fondato da Beppe Grillo di un tasso di realismo e di una vocazione di governo che nessuno aveva mai notato prima. Chissà se corrisponde al vero.