Voci nel governo. Rughetti (Pd): "Ha ragione Confalonieri, questa maggioranza non basta più"
Roma. “Il governo deve interpretare il voto, non deve analizzare gli esiti ma le cause”, dice al Foglio il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti, “c’è un pezzo del corpo elettorale che non si è riconosciuto nelle politiche portate avanti dal Pd e dal governo e questo ha prodotto nel tempo un allontanamento del rapporto politico tra questo corpo elettorale e il partito su cui bisogna ragionare”. Questo scollamento, e come ricucirlo, sarà il punto centrale del suo intervento lunedì nella direzione del partito. Cosa deve fare il Pd dopo la sconfitta alle amministrative? “Dobbiamo reagire attraverso due strade, allargare la base verso cui rivolgiamo il nostro messaggio facendo sentire la nostra comunità attrattiva e non escludente, e dall’altro dobbiamo tornare a pensare a un sistema di riforme istituzionali rivolte a tutti i gruppi elettorali che pensano che la politica sia uno strumento per risolvere i problemi e non come la pensano i disfattisti a 5 stelle”. Però i disfattisti a 5 stelle hanno attirato i voti delle forze più radicali di centrodestra, mentre il Pd non è riuscito a fare lo stesso con i moderati.
Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti
“In questa tornata elettorale si è voluto dare un messaggio al presidente del Consiglio, lo schema era ‘tutti contro Renzi’, ma spero che le forze moderate sappiano far prevalere i contenuti e non vogliano proseguire su questa linea di personalizzazione e scontro portando il paese allo sfascio”. Con il referendum alle porte non sembrano tempi semplici per costruire ponti. “Invece il paese ne ha bisogno e l’intervista di Fedele Confalonieri va tenuta in considerazione, perché va nella direzione di tornare a tessere una rete nel Parlamento che vada oltre la maggioranza di governo. Con le elezioni del 2013 non c’è stata una maggioranza omogenea e quindi c’è necessità di condivisione”. Confalonieri ha dichiarato alla Stampa che c’è bisogno che il suo amico Silvio Berlusconi torni al “suo ruolo di leader politico” per fare “qualcosa che somigli al Nazareno”.
Si tratta di riprendere il patto su cui si era fondato il processo di riforme del governo Renzi? “La soluzione non è il patto del Nazareno – dice Rughetti – ma sono convinto che il metodo inclusivo è quello vincente. Possiamo non essere d’accordo sulle singole misure ma l’importante è dare alle persone l’idea di un progetto che risolva il disagio sociale. Se invece cadiamo nella trappola di isolarci in una parte del campo e tutti gli altri contro, Napoli e Roma diventeranno la norma e faremo il gioco di chi ha interesse a rompere tutto”. Somiglia al Nazareno. “Io evocherei il Connubio cavouriano, non un’alleanza politica ma un’alleanza per il paese, per mettere a disposizione soluzioni diverse in una naturale dialettica politica”. Si può riaprire la discussione sulla legge elettorale? “Non è la priorità del paese. La gente ci chiede altro e dovremmo smetterla di parlarci addosso. Se però si dovesse riaprire il cantiere penso che non andrebbero toccati i punti forti dell’Italicum, che garantisce compattezza politica e governabilità. Si può ragionare su quelle misure che facciano emergere nei rispettivi campi le forze che non strumentalizzano il disagio sociale ma offrono soluzioni”.
Quindi si possono fare modifiche all’Italicum. “Ripeto, non è la priorità ma si fa solo se si ricrea in Parlamento un clima di dialogo. Se invece c’è ancora una visione muscolare della politica si fa un buco nell’acqua. La legge elettorale deve arrivare alla fine di un percorso e di nuove scelte politiche”. Quali? “Bisogna aumentare gli investimenti nei servizi pubblici, perché servono l’intera comunità, a cominciare da chi sta più indietro. Gli altri sacrosanti provvedimenti di riduzione della pressione fiscale invece erano rivolti solo a un pezzo della società e non a chi soffre di più”. C’è un problema di risorse e il governo ha promesso ulteriori tagli delle tasse. “Le risorse si trovano e senza fare deficit. Penso che siano obiettivi compatibili con la riduzione della pressione fiscale, ma se non lo fossero i servizi pubblici devono avere la priorità”.