Il ritorno del re
Un mese dopo, il ritorno nella reggia di Arcore di un re acciaccato ma sorridente irradia messaggi positivi: non soltanto riguardo alla salute personale, ma anche per la politica. “Non è che ci si deve sentire leader oppure no”, ha detto Silvio Berlusconi lasciando il San Raffaele, “spero di avere le forze per poter dare ancora qualche consiglio”. La corte è stata ripulita, è diversa da quando era partito. Il re ha una convalescenza da fare, non molta voglia di badare in prima persona a tutto. Ma ha forse ritrovato quella volontà di comandare che sembrava avere smarrita, ha una sua visione e intende trasmetterla a un centrodestra meno ondivago. “La situazione italiana è passata da un bipolarismo a un tripolarismo che io vedo come molto pericoloso. Il sistema congiunto di riforma elettorale e costituzionale potrebbe portare a un governo del M5s”.
Non è esattamente il Nazareno senza se e senza ma che gli consiglia Fedele Confalonieri, ma c’è un’idea di realismo, la volontà di cercare una via che si ritiene migliore alle riforme, senza il rompere per rompere che altri consigliano. Così, mentre la corte attende cautelosa, ad accogliere il re c’è anche l’altra parte della destra che spinge verso scelte di rottura. Vittorio Feltri, che ha il dono della sintesi, ha scritto martedì: “Silvio, non le viene il dubbio che l’Europa sia un bidone? E allora si decida a sposare la politica del rifiuto… Esca dal pantano comunitario… Si allei con Salvini e la Meloni e magari i Cinque stelle”. Ora che è tornato, il re dovrà scegliere in fretta tra populismo o realismo. Non è solo questione di convenienze momentanee, è questione di visione. E Berlusconi ha dimostrato in vent’anni di stare sempre dalla parte del realismo.