Renzi è rimasto solo, al referendum vince il no
Milano. “Dobbiamo dire grazie a Renzi per come ha personalizzato il referendum costituzionale e per come, in questo modo, ha portato il centrodestra a riunirsi come non mai. E per come ha riportato il centrodestra a essere forza di governo. Non lo si vede soltanto tra i banchi della politica, lo si vede tra la gente, dove il no è già al 55 per cento”. Se abbia letto o meno l’intervista di Giorgio Napolitano al Foglio, in cui l’ex presidente della Repubblica è tornato ad auspicare per “maggioranza e opposizione… un percorso condiviso per definire urgentemente un nuovo patto per l’Italia”, è un dettaglio di nessuna importanza. Renato Brunetta è il consueto fiume in piena, e le argomentazioni di chi come il presidente emerito è a favore del sì al referendum sono pietruzze travolte dall’onda: “Dopo aver avallato il colpo di mano contro Berlusconi che aveva stravinto le elezioni nel 2008 – un po’ di autocritica, no? – e aver coperto la congiura contro Enrico Letta, Napolitano si dovrebbe vergognare”.
"Si dovrebbe vergognare Napolitano”, insiste Renato Brunetta, “dopo aver spinto il paese alla divaricazione che abbiamo sotto gli occhi sul referendum, a sostenere ancora queste cose”. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera non ha incertezze, non fa sconti. “Renzi è sempre più solo, è rimasto con Verdini e un pezzo di Alfano, il resto dei cespugli se ne sta andando. E’ una barca che visibilmente affonda. E’ altrettanto solo sulle banche, lui con Padoan, a ripetere che va tutto bene. Così come è solo sul referendum, perché ha contro la maggioranza del paese. Renzi è solo, con le controfigure di cui si è circondato”. Non si lascia sfuggire il piacere della citazione, Brunetta: “In crisi, solitario y final”. Detto questo, si prova a chiedergli del referendum. Non è soltanto Napolitano a dire che, seppure la riforma è perfettibile, bisogna resistere al “terrorismo psicologico di qualche propagandista del no”, perché senza riforme sarebbe tutto il sistema Italia a rischio di affondamento.
Renato Brunetta (foto LaPresse)
“Non c’è nulla di più falso – ribatte Brunetta – Il referendum manderà a picco Renzi, invece il paese si libererà di lui e sarà un bene”. Adesso è lei che personalizza, Brunetta. “Non personalizzo, anzi Renzi mi è simpatico. Ma ha voluto umiliare il Parlamento, e questo non glielo perdono. E soprattutto il suo è un ‘azzardo morale’ endemico, come si dice in economia: l’opportunismo post contrattuale in base al quale non si rispettano i patti e si persegue soltanto il proprio interesse. Su questo non posso transigere. E non è personalismo, né opposizione pregiudiziale. Ad esempio, con Sel, con il M5s, con parti del Pd stiamo dialogando benissimo”. Guai a suggerire l’ipotesi che dentro Forza Italia, partito in rapida ristrutturazione interna sotto la guida del convalescente Cavaliere, qualcuno possa prospettare visioni diverse: “Mi dice chi? Dove? L’ho già detto, Forza Italia non è mai stata così unita. E anche il centrodestra. Forse qualche spezzone dei centristi, ma sono soli, con Renzi”.
Proviamo però a entrare nel merito. Non c’è soltanto Napolitano: anche altri esponenti del mondo politico ed economico e molti costituzionalisti sostengono che, seppure la riforma costituzionale non è perfetta, ha limiti o lacune, la bocciatura al referendum avrebbe conseguenze negative per il funzionamento del sistema politico. Ad esempio, rimarremmo bloccati al bicameralismo perfetto. Non è argomento sufficiente per ripensarci e scegliere il sì, anche da parte di Forza Italia? “No nel modo più assoluto. Dove sarebbero i rischi per il sistema politico? Faccio notare che con la Seconda Repubblica, e con lo scoppio della crisi del 2008, oggi abbiamo di fatto un ‘bicameralismo alternato’, che assieme al combinato disposto dei decreti legge e del voto di fiducia permette di governare e legiferare in modo funzionale. La ‘navetta infinita’ legislativa non esiste più nei fatti, anche senza riforma. E’ un modus operandi che è stato nostro con Berlusconi, è stato di Monti, ora è di Renzi. E con la finta abolizione del Senato prevista dalla riforma di Renzi la riduzione dei costi della politica, come abbiamo dimostrato, saranno minimi, attorno ai 50 milioni all’anno. Niente che faccia crollare il sistema”. Però da molte parti, a partire dalla minoranza Pd, si insiste sulle possibili modifiche alla legge elettorale che servirebbero a bilanciare meglio l’impianto della riforma.
Niente spazio di mediazione neppure per questo? “Non c’è trippa per gatti su questi temi. Renzi perderà il referendum e andrà a casa. Poi della legge elettorale si occuperà il Parlamento. Noi siamo pronti”. C’è un altro punto su cui insistono i sostenitori del sì. Una bocciatura del governo indebolirebbe anche il nostro sistema economico, ad esempio nei confronti dell’Europa che dall’Italia si aspetta stabilità, riforme, indizi di ripresa economica. Prendiamo il problema delle banche. E’ perentorio pure su questo, Brunetta: “Anche della Brexit dicevano che avrebbe affondato la Gran Bretagna e l’Europa, ma questo non ha cambiato il sentiment di chi era pro Brexit. E il giudizio finale sulle banche italiane non è il referendum, che non c’entra. Il giudizio arriva adesso, il 29 luglio: sono i risultati degli stress test europei. Lo sanno tutti, abbiano il coraggio di dirlo”.