La base del Pd e il voto al referendum spiegati alla minoranza Pd
Per capire quanto sia destinata a cadere nel vuoto l’agitazione della sinistra del Pd che minaccia di votare contro la ratifica referendaria della riforma costituzionale può essere utile leggere il manifesto della festa che si terrà presso la casa del popolo di Oreno, una frazione di Vimercate, a fine mese.
Filippo Penati, già sindaco di Sesto San Giovanni, presidente della provincia di Milano e poi organizzatore delle primarie vittoriose di Pierluigi Bersani, parlerà della vicenda giudiziaria che lo ha investito e dalla quale è uscito indenne ma senza alcun appoggio da parte del suo partito. Si discuteranno temi sociali sotto il titolo “Parliamo di futuro: gli anziani in pensione, i giovani al lavoro” e si terrà un intervento di Emanuele Fiano a nome del Comitato Nazionale per il sì: un sì per cambiare l’Italia. Il programma pare, e in sostanza è, perfettamente renziano, ma la Casa del popolo di Oreno non aderisce a quest’area, al contrario è legata alla tradizione del Pci e quindi vi circola una certa diffidenza per il “democristiano” Renzi. Aveva anche organizzato incontri a sostegno della candidatura di Gianni Cuperlo, contraria a quella di Renzi nel corso delle primarie, anche se su questo si sentiva già una certa differenza tra la generazione che era stata comunista e i più giovani, che apprezzavano il piglio rinnovatore di Renzi.
Probabilmente l’orientamento di fondo è rimasto lo stesso, non c’è stata una conversione al renzismo, ma il pragmatismo lombardo e il senso del partito portano a sostenere attivamente le campagne del partito all’esterno, perché una sconfitta del segretario sarebbe una sconfitta di tutti. E’ persino logico che questo spirito di corpo alligni soprattutto in chi ha vissuto l’esperienza del Pci, partito in cui non mancavano affatto le tensioni e le discussioni interne, ma era impensabile riprodurle di fronte al “nemico”.
Scegliendo l’indisciplina nel voto (o anche solo minacciandola) la minoranza del Pd si è messa in contrasto con questo spirito, quindi ha rotto la continuità con la tradizione cui fa riferimento e ha perso il contatto anche con la base organizzata del partito, che considera il suo riferimento principale, spesso contrapposto al più generico “popolo delle primarie”.
A Oreno e non solo, salamelle e piadine (qui accompagnate dalla casoula e dal risotto con l’ossobuco, altrettanto popolari ma più lombardi) saranno serviti nell’ambito di incontri popolari in cui si promuoverà la riforma costituzionale, il che significa che il popolo delle salamelle non è più la base di massa dell’area nostalgica del Pd.
L’altro dato su cui riflettere è la vitalità tuttora riscontrabile di forme elementari ma diffusissime di legame con la popolazione. Le feste dell’Unità vennero inventate nel 1948 da Luigi Longo, che aveva deciso di imitare la festa dell’Humanité del Pcf, ma aveva introdotto un cambiamento importantissimo, puntando non solo a una grande manifestazione nazionale, ma anche e soprattutto a decine di migliaia di feste da realizzare in ogni municipio e in ogni quartiere, seguendo di fatto un modello più simile (e concorrenziale) alle feste del santo patrono. La vitalità è dimostrata anche dai piccoli accorgimenti rivolti a interessare i giovani, la scelta di puntare sulla birra affiancandola al solito bicchiere di vino rosso (e a Oreno si trovano anche birre di notevole qualità) e con la serata musicale della domenica rivolta ai giovani, mentre quella del sabato rievoca le più tradizionali musiche di balera. Non è detto che questo tentativo di far rivivere una grande tradizione popolare nei tempi attuali sia destinata ad avere successo, ma sarebbe da sciocchi sottovalutare snobisticamente questi sforzi, e ancora più ridicolo pensare di poterli irreggimentare nella visione autoreferenziale e settaria della sinistra del Pd.