Fatela girare
Col suo lungo appello pro legalizzazione Roberto Saviano ha un merito: ha elencato i più diffusi luoghi comuni della cannabis libera. Li ascoltiamo da decenni, monotoni, inalterati, senza riscontri oggettivi, ostili alle evidenze scientifiche. La campagna a sostegno della proposta Giachetti, in coincidenza col suo arrivo nell’Aula della Camera, conosce una forte accelerata. L’opposizione di Ap ha fatto slittare la discussione da fine luglio a settembre: nel frattempo il terreno viene preparato.
Dice Saviano: “Legalizzare (…) indebolirà le mafie sottraendo loro capitali e allo stesso tempo ridimensionerà il mercato illegale. Chi vorrà fumare uno spinello preferirà di certo sostanze controllate che si possono acquistare regolarmente, senza incorrere in sanzioni, e non andrà a cercare un pusher giù in strada”. Ogni legalizzazione ha dei limiti, come è evidente nella stessa proposta Giachetti: di età dell’acquirente, di quantità della sostanza che si può detenere e, a certe condizioni, cedere, di percentuale di principio attivo. Neanche il legalizzatore più convinto sostiene che a un fanciullo possa recarsi a piacimento al tabaccaio a farsi impacchettare un chilo di hashish col 50 per cento di thc. Alle mafie sarà sufficiente operare oltre i limiti fissati: quanto all’età, puntando in modo ancora più deciso sui minori, quanto alla quantità e alla qualità, offrendo merce in grammi e in capacità stimolante al di là delle soglie stabilite. L’aumento della disponibilità ad assumere cannabis derivante dalla legalizzazione favorirà ancora di più l’operatività criminale oltre soglia, come insegna l’esperienza degli stati che hanno già leggi come la Giachetti.
Saviano: “I dati. Il Portogallo nel 2001 depenalizza la cannabis e lì in 15 anni diminuisce il consumo. L’Uruguay nel 2013 e il Colorado nel 2014 ne legalizzano il commercio a scopo ricreativo: e anche lì il consumo diminuisce invece di aumentare”. Vorrei conoscerli i dati, ma quelli veri. Prof. G. Di Chiara, direttore del dipartimento di tossicologia all’università di Cagliari: “L’esperienza degli USA, dove 20 stati hanno legalizzato il fumo di cannabis per uso medico e due anche per uso ricreazionale, indica che la legalizzazione della cannabis aumenta soprattutto la quantità consumata pro capite (…). Non ha eliminato il mercato illegale ma ne ha semplicemente ristretto la clientela agli adolescenti e agli adulti che non possono permettersi il costo elevato della cannabis legale” (Il Sole 24 ore, 18.05.14). Antonio M. Costa, già vicesegretario Onu con delega alla sicurezza e al contrasto del narco traffico: “In Colorado l’uso tra i giovani è salito dal 27 al 31 per cento (contro il 6-8 della media nazionale) (…) il mercato illecito prospera (40 per cento del consumo)” (La Stampa, 25.07.16).
Saviano: “Il mondo reale è quello in cui chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno (ma anche uno) rischia di ammalarsi di cancro. Il mondo reale è quello in cui quando bevi tre cocktail sei pericoloso per te stesso e per chi trovi sulla tua strada se poi ti metti al volante. In Italia le vittime del tabacco sono stimate sulle 80mila all'anno. Le vittime dell'alcol 40mila. E invece non c'è una sola vittima causata da droghe leggere”. Che è come dire: d’inverno esci di casa in maglietta e predi la bronchite; esci direttamente in tanga e andrà meglio! Prof. Luigi Janiri, vicepres. sez. dipendenze della Soc. italiana psichiatria: “(…) l’alcol è in grado di determinare effetti nocivi sulla salute sia fisica, sia psichica. E’ un dato accertato che ciò avvenga per dosi progressivamente crescenti di alcol e in un tempo molto più lungo (rispetto alla cannabis). L’altra differenza importante rispetto alla cannabis risiede nel fatto che (…) mentre un episodio psicotico transitorio si può verificare in una persona anche alla prima assunzione di cannabis, non si verifica alla prima assunzione di alcol”. Ulteriore differenza è il tempo di smaltimento: “Una persona che fuma una canna oggi impiega (…) per eliminarla fino a 15-20 giorni” (audizione svolta alla Camera il 2.04.14). Sulla presunta assenza di vittime “da droghe leggere”, i dati dei ricoveri ospedalieri o quanto meno al pronto soccorso dopo l’assunzione dei derivati della cannabis sono in aumento in Europa e in Italia, e hanno percentuali più accentuate fra gli adolescenti. Quanto sostiene Saviano potrebbe sollecitare i ministeri interessati a intensificare ed estendere la rilevazione degli incidenti stradali droga-correlati e delle malattie infettive, o comunque derivanti dalla diminuzione delle difese immunitarie, droga-correlate.
Saviano: “Applicando alla cannabis la stessa imposta del tabacco lo stato incasserebbe in tasse tra i 6 e gli 8 miliardi di euro”. Anche qui nessuna fonte a sostegno. Sui costi sociali derivanti dal consumo dei droga vi sono invece ricerche e studi consolidati, che tengono conto di quanto i singoli assuntori spendono – il che non viene meno con la legalizzazione – dei costi sanitari, dall’assistenza dei servizi per le tossicodipendenze alle strutture riabilitative, alla cura delle malattie droga-correlate. Legalizziamo, i costi aumenteranno.
Saviano: “Sapete come è stato finanziato l'attentato in Spagna del 2004? Con l'hashish che i gruppi vicini ad Al Qaeda hanno venduto anche alla camorra napoletana. (…) L'Is controlla ormai una produzione da oltre 5 miliardi di dollari. Sì, l'erba e l'hashish sono diventati gli strumenti primi di finanziamento delle organizzazioni fondamentaliste”. Anche su questo le fonti latitano. Avevamo notizia che le principali risorse di Is vengono dal commercio sottocosto di petrolio nelle zone occupate e da finanziamenti e armi provenienti da potenze di area a dominanza sunnita. Volendo seguire il ragionamento proposto, se la legalizzazione lascia invariate le entrate dal mercato clandestino per le organizzazioni criminali non si vede perché non debba essere lo stesso per Is. Volendolo seguire, appunto: perché chiunque a questo punto rimprovererà Saviano di non averla detta prima. Se per tagliare le gambe a Is basta farsi una canna “legale”, spinello per tutti e via!