Caos Roma, ritorna Marra al fianco della Raggi
Roma. Dopo poco più di due mesi dall’inizio del mandato, l’amministrazione Raggi è allo sfascio e il comune di Roma allo sbando. In poche ore si sono dimessi il capo di Gabinetto del sindaco, Carla Raineri, il super assessore al Bilancio, Marcello Minenna, e i dirigenti delle principali aziende municipali: Marco Rettighieri e Armando Brandolese, rispettivamente direttore generale e amministratore unico di Atac (trasporti), e Alessandro Solidoro da pochi giorni presidente di Ama (rifiuti). La ciliegina sulla torta è il ritorno in prima linea dalle retrovie di Raffaele Marra, l’ex collaboratore di Alemanno e Panzironi che tutti davano per disperso e che adesso è di fatto il capo di Gabinetto di Virginia Raggi.
Il primo smottamento è arrivato con la revoca da parte della Raggi della nomina della giudice Raineri, già al centro delle critiche nei giorni scorsi per lo stipendio da 193 mila euro, a causa della procedura senza bando pubblico usata per l’assunzione come capo di gabinetto. Ma in realtà la Raineri nel frattempo aveva già presentato le “dimissioni irrevocabili”, spiegando che i motivi del suo passo indietro non sono “retributivi o contrattuali” ma “ben altri”. La versione del magistrato trova conferma nelle conseguenti dimissioni di Minenna, uomo chiave della giunta grillina – scelto da Luigi Di Maio – con in mano le deleghe a bilancio, patrimonio e partecipate. Poco dopo sono arrivate, già annunciate da giorni, le dimissioni dei vertici dell’Atac, in polemica con la giunta per ingerenze sul personale e promesse non mantenute, e infine quelle di Solidoro, da pochi giorni presidente dell’Ama su indicazione di Minenna, perché “sono venute meno le condizioni” dopo le dimissioni dell’assessore.
Lo sbriciolamento della giunta Raggi è l’effetto di una guerra tra correnti che vede schierati da un lato i vertici nazionali del M5s con in testa Luigi Di Maio, sponsor di Minenna e Raineri, e dall’altro la Raggi e i suoi fedelissimi come il vice sindaco Daniele Frongia, il capo della segreteria Salvatore Romeo e il vice capo gabinetto Marra. Lo scontro, deflagrato in queste ore, si era manifestato subito dopo le elezioni con la difficoltà a comporre la giunta e lo staff. Il conflitto tra la Raggi e Roberta Lombardi, pretoriana di Beppe Grillo, si era concentrato sulle nomine di Frongia a capo di gabinetto e in particolare di Marra come suo vice, scelta che aveva destato scandalo tra i militanti grillini per il passato alemanniano del personaggio. Era finita con un pareggio: da un lato con lo spostamento di Frongia a vice sindaco e il ritiro di Marra su intervento diretto di Grillo, dall’altro con le dimissioni della Lombardi dal direttorio romano dopo i ripetuti scontri con la Raggi.
Ma in realtà Marra non è mai stato sollevato dal suo incarico e ora è il capo gabinetto del sindaco facente funzioni. Ciò che è accaduto merita di essere spiegato, perché è un esempio da manuale delle difficoltà dei grillini, prim’ancora che a mettere in moto la macchina di governo, a trovarne le chiavi. Quando su pressione di Grillo e della base la Raggi ha dovuto fare marcia indietro sulle nomine, ha spostato Frongia in giunta e tolto le funzioni vicarie a Marra, lasciandolo però nel ruolo di vice capo di gabinetto. Al suo posto è stata indicata come vice capo di gabinetto vicario Virginia Proverbio, in quel ruolo già con il commissario Tronca. La Proverbio però è stata nominata con un incarico temporaneo, scaduto il 31 agosto senza che nessuno se ne sia accorto (alle richieste di chiarimento del Foglio, al Comune sembravano cadere dalle nuvole; nessuno ha saputo dire se la Proverbio sia in carica o meno). Così, con le dimissioni della Raineri e il contratto scaduto della vicaria Proverbio, a dirigere il gabinetto della Raggi c’è Marra, che i militanti e Grillo stesso ritenevano allontanato. Il vertice del M5s ora preme per azzerare tutte le nomine e scarica le responsabilità sulla Raggi. Il vento sta cambiando, signori, il vento sta cambiando. (l.cap.)
Equilibri istituzionali