I grillini contro l'anti politica. Popcorn
Ieri mattina il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha scritto un post molto duro contro la sciagurata categoria dei giornalisti guardoni. “Mi fate un po’ pena, a dir la verità, tutta la vostra vita passate ad aspettare che qualcuno inciampi…”. Raggi, giustamente, rivendica un proprio sacrosanto diritto alla privacy, denuncia la vergogna dello sciacallaggio da parte di chi ha provato a infangarla mostrando le immagini della spesa fatta in compagnia della scorta e invoca la necessità di aver garantito uno spazio inviolabile di libertà personale. Il messaggio del sindaco è chiaro e inequivocabile (cari giornalisti, forse senza cari, occupiamoci di cose serie) e sarebbe difficile da contestare. Se non fosse che, ancora una volta, lo spettacolo dei grillini al potere riesce a essere più comico degli show del capocomico.
L’episodio della sindaca “spiata” dai giornalisti, sommato alle ridicole polemiche sulla scorta al supermercato, ci dicono che il grillismo è nuovamente alle prese con la fuffa del grillismo. E con un virus in particolare che il Movimento 5 stelle ha messo in circolo con abilità: la politica dell’odio. E in base a questo principio, per liberarsi della casta, ovvero di chi si trova al governo, ogni mezzo è lecito, ogni mezzo è consentito, ogni garantismo può andare a farsi fottere e ogni diritto alla privacy può essere ignorato (non ricordiamo molti tweet di Virginia Raggi in difesa di Anna Finocchiaro con la scorta all’Ikea o molti post su Facebook contro i fotografi appostati nello spazio privato della villa di Berlusconi per fotografare i nudi di Topolanek). E’ un metodo che fa pena e Virginia Raggi ha ragione a denunciarlo con forza. Ma il sindaco di Roma ci perdonerà se noi qui ci metteremo comodi a guardare con calma lo straordinario spettacolo dei grillini pronti a denunciare il voyeurismo dei giornali e i terribili danni causati dall’anti politica.