"Ingerenza!" Quando erano Di Maio, Brunetta e Salvini a dettare ai greci la linea sul referendum
Roma. Se si chiudono gli occhi per un attimo, tra chi tira fuori i dittatori del Cile (o del Venezuela) e chi parla di colonialismo yankee, sembra di stare davvero in Sudamerica. O negli anni 70, con la sinistra che riprende un linguaggio antimperialista e la destra il sovranismo antiamericano, mancano solo le canzoni degli Inti Illimani (“El pueblo unido jamás será vencido”) e il richiamo ai colonnelli (“Ankara, Atene, adesso Roma viene!”). La presa di posizione dell’ambasciatore statunitense John Phillips a favore della riforma costituzionale (“la vittoria del no al referendum sarebbe un passo indietro per attrarre investimenti stranieri”), ha fatto svegliare i patrioti di casa nostra.
“E’ un’ingerenza sguaiata – ha detto Alessandro Di Battista – Vorrei chiedere all’ambasciatore se rappresenta il popolo nordamericano oppure gli interessi della Jp Morgan”. Della stessa opinione l’altro grillino, Luigi Di Maio: “E’ un’ingerenza di uno stato estero. Lo stato italiano non è composto solo da chi sostiene il sì”. Anche Bersani è sulla linea Dibba: “Ma per chi ci prendono? Aver allestito un appuntamento come se fosse un giudizio di Dio darà fiato alla speculazione finanziaria”. Così pure Civati e Sel. A destra la difesa della sovranità nazionale si manifesta nel lancio di dichiarazioni contro l’invasore, come Enrico Toti con la famosa stampella. Brunetta: “Le parole di Phillips sono un’ingerenza inaccettabile, la sovranità appartiene al popolo italiano”. Salvini: “L’ambasciatore si faccia gli affari suoi e non interferisca”. Meloni: “Il rappresentante di un governo straniero non può permettersi intromissioni di questo tipo”. Ognuno si faccia gli affari suoi a casa sua. Ma non è sempre stato così, perché solo un anno fa questo stesso schieramento rosso-bruno-grillino era compatto nel farsi i referendum degli altri, in Grecia precisamente, per dire No (Oxi) alla Troika.
Salvini, Brunetta, Meloni, la sinistra e il M5s, erano tutti schierati con il governo Tsipras, per aiutarlo a spingere la Grecia nel baratro. E non solo con dichiarazioni roboanti dall’Italia, perché dalle nostre coste partirono i volontari della brigata kalimera per la campagna (elettorale) di Grecia. Grillo e il fido Di Maio giravano per i ristoranti di Atene per verificare lo stato di salute dell’economia (“niente crisi, sono pieni”). Insomma, andavano a ingerire in Grecia. Nel 2013 Grillo rilanciava sul blog una dichiarazione dell’ex ambasciatore statunitense Thorne: “Voi giovani siete il futuro dell’Italia, potete prendere in mano il paese e agire, come il Movimento 5 stelle, per le riforme e il cambiamento”. Quando fa comodo ai grillini piace non solo ingerire, ma anche essere ingeriti. Persino dagli ambasciatori amerikani.