Tiziana Cantone, la gogna mediatica e i produttori di fango che ora si indignano
Al direttore - Annalena Benini descrive bene “la ferocia materiale e immateriale di una gogna che trasforma una ragazza in un niente a disposizione di tutti”. Quanto successo è uno dei frutti perversi della cultura dominante, che da decenni propone libertà senza responsabilità e descrive l’essere umano come una monade, privo di relazioni, teso solo alla soddisfazione dei propri desideri. Di conseguenza l’altro diventa un oggetto. La legge su bullismo e cyberbullismo che stiamo votando alla Camera ben poco potrà fare contro questo vuoto umano e morale. Urge una riscossa educativa. Ne saremo capaci?
Antonio Palmieri, deputato Forza Italia
Le leggi in questo caso servono a poco, caro Palmieri. Il problema, e mi consenta l’espressione, è culturale, è di metodo, è di prassi. Ci siamo abituati a vivere con la gogna mediatica, ci siamo abituati a vivere con gli occhi fissi sul buco della serratura, ci siamo abituati a considerare il diritto allo sputtanamento un articolo fondamentale della nostra costituzione immateriale. La storia di Tiziana Cantone è anche questo purtroppo. E’ solo la punta di un iceberg più grande, che è la gogna appunto, alimentato dalle stesse persone che oggi accusano internet e i social network di essere responsabili della diffusione del letame. Dice bene Luca Sofri: “Mentre ‘la Rete’ metteva alla gogna la ragazza, i giornali invece la difendevano con discrezione e protezione: fan bene a indignarsi, ora”.