Un negozio etnico (immagine di Monica Arellano-Ongpin via Flickr)

Referendum fisso

Maurizio Milani
Ieri ho girato 50 negozi etnici attorno alla stazione Centrale di Milano. I titolari di negozio sono presidenti della comunità a cui appartengono. Non solo i masai schierati per il Sì. Tutte le comunità straniere che stanno con Renzi (forse).

Come mediatore culturale per la regione Lombardia mi trovo bene. Non timbro il cartellino, in quanto sono sul territorio a fare corsi di teatro ai richiedenti asilo. Ieri ho girato 50 negozi etnici attorno alla stazione Centrale di Milano. I titolari di negozio sono presidenti della comunità a cui appartengono. Ho iniziato con quello che vende i “digeritori”. Il commesso rappresenta la comunità aborigena. Gli faccio: “Amigos, non per violare la tua privacy, ma al referendum cosa voti?”. Lui: “Sto con Renzi, voto Sì”. Io: “Bravo, e i tuoi colleghi?”. Lui: “Su 26.000 aborigeni a Milano circa il 99,5 per cento vota Sì”. Io: “Ciao, ci vediamo domani al teatro della cooperativa per provare Zio Vanja”. Poi sono andato nel negozio di fianco, gestito da indiani: “Amigos, porque balotar?”. Lui: “Scusa Carlone, perché mi parli in spagnolo?”. Io: “Perché i ‘Promessi Sposi’ sono ambientati a Milano durante la dominazione spagnola…”. Lui: “Ok, ok, comunque sia io che i 150.000 indiani della mia comunità votiamo Sì”. Io: “Complimenti, ci vediamo oggi per le prove dei Fratelli Karamazov”.

 

Passo al negozio cinese: “Ciao Testa Grossa, volevo chiederti cosa avete intenzione di votare il 4 dicembre?”. Lui: “Per cosa si vota?”. Io: “Non so, dimmelo tu”. Lui: “Noi comunque votiamo Sì”. Io: “Non per mancarvi di rispetto, ma voi per il sindaco eravate con Forza Italia…”. Capo della comunità cinese: “Stavolta votiamo Sì”. “Tutti?”. “Sì, tutti i 400.000 cinesi residenti a Milano”. “Ciao, grazie, ci vediamo domani alle prove del Malato immaginario”. Davanti all’Arena civica incontro venti masai vestiti da masai che suonano il tamburo. Io: “Cosa suonate il tamburo che non c’è nessuna manifestazione?”. Capo masai: “Hai ragione, smettiamo subito”. Io: “Non c’è problema. Piuttosto, siete pro o contro Renzi?”. “Siamo sia per Renzi sia per votare Sì”. Io: “Non per mancare di rispetto, ma quanti siete a Milano?”. Capo masai: “Cento”. Io: “Passate dopo il referendum in regione che vi compriamo i tamburi nuovi”.

 

Il capo dei boscimani, che passava lì per caso, fa: “Vogliamo anche noi dire la nostra sul referendum…”. Io: “Ma non è il caso”. Loro: “Ci hai offeso”. Io: “Hai ragione, scusatemi! Sono un po’ impulsivo, ditemi…”. Boscimani: “Siamo per il Sì!”. Io: “Bravi, vi ho sempre stimato”. Il presidente Maroni è venuto a sapere che vado in giro a fare così e mi fa: “Scusa, ma non eri dei nostri? Voti Sì?”. Io: “Tu cosa fai?”. Maroni: “Ok, voto anch’io Sì!”. A quel punto entra l’assessore alla Sicurezza e ci urla: “Traditori! O almeno così sembra! Vi siete innamorati di Maria Elena Boschi e fate tutto quello che dice lei”. Maroni: “Sì, è vero, l’amore viene prima di tutto!”. Oggi mandiamo una lettera alle comunità straniere: “Ragazzi, non esagerate con il Sì, almeno un 5 per cento fate scheda bianca”.

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