Comizio di Matteo Renzi per sostenere il Sì al Referendum Costituzionale (foto LaPresse)

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Cosa farà Renzi se vince il No

Il piano B. Ecco le due strade che studia il presidente del consiglio in caso di insuccesso al referendum. Meglio aspettare la nuova legge elettorale?

Man mano che passano i giorni, nei sondaggi riservati che ovviamente si continuano a fare per quanto non pubblicabili, il No continua a mantenere un notevole distanza dal Sì e, almeno al momento, non c’è un segnale di inversione di tendenza. Per questa ragione nel quartier generale renziano si sta affrontando con grande serietà la questione del dopo referendum. Le scuole di pensiero si dividono ma, come sempre accade, tutti aspettano che sia il presidente del Consiglio a dire l’ultima parola.

 

E il premier che cosa pensa riguardo alle sue prossime nel caso in cui il Sì venga sconfitto? Due sono le strade possibili per Renzi. Dando per scontato che il presidente del Consiglio si dimetterà, c’è poi da scegliere quale via consentirà effettivamente al premier di tenere il partito e provare ricandidarsi a palazzo Chigi alle prossime elezioni. L’opzione al momento più gettonata è quella di consentire la nascita di un governo che consenta solo la modifica della legge elettorale e poi tolga il disturbo. Infatti pare che Renzi si sia convinto che effettivamente il ballottaggio previsto dall’Italicum potrebbe consegnare l’Italia in mano ai 5 stelle. Nonostante il premier e i suoi facciano filtrare l’ipotesi di andare subito alle elezioni, in realtà i renziani ritengono che a questo punto convenga anche a loro attendere una modifica della legge elettorale. Ma in un governo di questo tipo il Pd non entrerebbe ufficialmente. Semplicemente renderebbe possibile la sua costituzione. E comunque Renzi non darebbe mai un via libera a un esecutivo appoggiato dall’esterno da Forza Italia e con il Pd dentro nonostante Silvio Berlusconi accarezzi questa idea. C’è però un’altra strada possibile. Quella di un ritorno di Renzi alla presidenza del Consiglio in questa legislatura. Lo schema sarebbe questo: i partiti in Parlamento non riescono a trovare un accordo per dar vita a un nuovo governo e a quel punto richiamerebbero a gran voce Renzi, un po’ come è avvenuto con Giorgio Napolitano nel suo secondo settennato. Ma a quel punto il premier porrebbe delle condizioni ben precise. E cioè di poter fare assolutamente a modo suo. Un governo da lui deciso è un programma da lui stabilito, pena il precipitare della situazione verso le elezioni anticipate.

 

Le opzioni che Matteo Renzi ha sul tappeto partono però dal presupposto di poter tenere saldamente nelle sue mani la guida del Partito democratico. Il premier e i suoi sono convinti che questo sia possibile. Ma è iniziata a circolare una voce secondo la quale il presidente del Consiglio potrebbe trovarsi di fronte a una sgradita sorpresa. I bene informati infatti stanno monitorando le mosse di Andrea Orlando. Secondo un tam tam che in questi giorni si fa sempre più forte, il ministro della Giustizia potrebbe decidere di contendere a Renzi la leadership del partito. E in questa operazione, sempre secondo le stesse indiscrezioni, il Guardasigilli potrebbe avere al suo fianco oltre ai giovani turchi e alla corrente del ministro Martina, anche una parte consistente della minoranza del Pd. Se così fosse gli attirali equilibri del Partito democratico potrebbero essere rovesciati e Renzi potrebbe correre il rischio di essere spodestato.

 

Anche in questo caso, però, sostengono i più fedeli tra i renziani, il premier potrebbe disporre di una nutrita pattuglia parlamentare. Una sessantina di deputati alla Camera e più di una decina di senatori a palazzo Madama. In questo caso Renzi e i suoi accetterebbero la sconfitta congressuale senza però uscire dal partito e dare vita a un nuova formazione politica, ma facendo una sorta di guerriglia in Parlamento per non far passare le leggi, inclusa quella che dovrebbe portare alla modifica dell’Italicum, che non sono di loro gradimento. E a quel punto, senz’altro per qualsiasi partito, ma soprattutto per qualsiasi governo sarebbe veramente dura andare avanti.

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