Il ministro Brunetta in Sinagoga con la moglie

Cortocircuiti grillin-brunettiani da No(bel)

Luciano Capone

La Di Maio è la moglie di Brunetta. La trama di una commedia, e non una spy story, svela l’unione del No

Roma. “Ho trascinato Renato in camera e ho confessato: ‘Di Maio sono io’”. Così, con una clamorosa confessione – tra il Dart Fener di “Star Wars” e il Felice Sciosciammocca di “Miseria e nobiltà” – si scopre che Di Maio, la star dei grillini, è la moglie di Brunetta. Non Luigi Di Maio, ovviamente, ma Beatrice Di Maio: l’account twitter che negli ultimi giorni è stato indicato come fulcro del sistema di “cyber propaganda pro M5s” e oggetto di denunce, inchieste giornalistiche e interrogazioni parlamentari, è il nom de plume di Tommasa Giovannoni Ottaviani detta Titti, moglie del capogruppo di Forza Italia ed ex ministro Renato Brunetta. E’ la conclusione di quella che inizialmente pareva l’intricata trama di una spy story e che poi si è rivelata essere la matassa di una commedia all’italiana.

 

 
Tutto parte da una denuncia del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luca Lotti, nei confronti dell’account “Beatrice Di Maio” per alcuni tweet ritenuti diffamatori. Dopo questa querela – e sull’onda dell’interesse dopo la vittoria di Trump per la post-truth propagandata via social network, per il rischio di manipolazione di hacker russi, per la misinformation diffusa da siti macedoni – la Stampa pubblica un’inchiesta in cui inquadra l’account “Beatrice Di Maio” all’interno di una struttura ingegnerizzata di spargimento di notizie false e diffamatorie pro M5s. La Spectre grillina, formata da top influencer, fake, ghost e hub, si mimetizza nello snodo della rete “come un albero in una foresta”, ma sarebbe stata individuata da un’analisi matematica e algoritmica.

 



 

Lo scenario delineato dalla Stampa infiamma il dibattito pubblico e Beatrice Di Maio, dopo essere arrivata sul tavolo della procura, finisce sulle prime pagine dei giornali, al centro delle reciproche accuse su internet e perfino in Parlamento, in un’interrogazione del Partito democratico sulla “struttura della propaganda, costruita ad arte, estremamente potente e impercettibilmente opaca”. Nel frattempo Beatrice Di Maio diventa l’idolo dei grillini, il simbolo della rete imbavagliata dal regime: “W la libertà d’espressione! Ritirate la querela a Beatrice Di Maio!”, scrive Beppe Grillo, rilanciando un appello di Franco Bechis. E proprio il vicedirettore di Libero, che nel suo appello accenna a una “brunetta romana”, scopre che la “punta di diamante della Casaleggio Associati” è la signora Titti. Nella vita è la moglie di un deputato ed ex ministro, in rete è una ventenne in lotta contro “la casta”, idolo dei grillini: “Ora crederanno che li abbia traditi. Non è così, Bea ero davvero io come sono”. 

 



 

In questo groviglio ognuno sembra aver assunto il ruolo dell’altro, con la stampa che si lascia affascinare da presunte stratergie cospirative – sicuramente alimentate dall’opacità della Casaleggio e dalla fobia per i Trump e i Putin alle porte – finendo per confondere un account da qualche migliaia di follower per il fulcro di una centrale della disinformatia. Con l’effetto paradossale che Grillo, capopolo di un movimento nato sulle bufale e fondato sulle teorie del complotto e sulla mentalità paranoica, finisce per accusare i suoi accusatori di compottismo: “Per i nuovi complottisti, se un cittadino scrive su Twitter qualcosa a favore del M5s è un complotto, ci deve essere qualcosa sotto, è un fake, è un bot, è pilotato”.

 



 

Ci sono i grillini che esprimono solidarietà alla moglie di Brunetta a colpi di #IoStoConBea e la moglie di uno dei leader del centrodestra, impegnata con i Cinque stelle contro la deriva autoritaria della riforma costituzionale, che twitta dando del mafioso a uno e del corrotto a un altro. E c’è poi proprio Renato Brunetta che, inconsapevole del ruolo di influencer grillina della moglie, apprezzava la vena ironica dei tweet di Bea/Titti: “Ogni tanto mi leggeva i tweet e io le dicevo ‘Ma come fai? Sei bravissima!’”.

 
Questo groviglio di inchieste, presunti complotti, piccoli segreti e grandi rivelazioni, finisce per rendere evidente ciò che già era visibile dal linguaggio e dagli argomenti usati in questa campagna referendaria. Cioè che un certo centrodestra va da tempo a letto coi grillini.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali